Nei giorni che seguono tutti noi avremo qualche momento libero in più e quindi perché non passarlo a leggere? Ecco quindi una lista di consigli di lettura da parte di alcuni nostri autori. Insieme, ovviamente, all’augurio di buone feste.
In COPERTINA un’opera di Allison Schulnik, “Boneless Horse”
Eccoci arrivati a fine anno, e quindi alla lista con cui noi della redazione de L’Indiscreto vi consigliamo qualche lettura per i prossimi giorni, quelli delle vacanze e della fine dell’anno. Sono – come al solito – titoli pensati per chi legge la nostra rivista, i temi e gli argomenti spesso li abbiamo già trattati nei nostri articoli e approfondimenti.
Andrea Cafarella
C’è un tema che – potremmo dire – va molto di moda oggigiorno. Diversamente si potrebbe affermare piuttosto che si tratta dell’argomento più urgente in assoluto. Io cerco di usare questa parola il meno possibile, nonostante abbia pure un suo evidente fascino. Parlo dell’Antropocene. Ovvero, per farla breve, il periodo che stiamo attraversando, durante il quale l’intervento degli esseri umani sta modificando geologicamente il pianeta. Con le conseguenze che sono ormai sotto gli occhi di tutti.
Per questo Natale vorrei quindi consigliare alcuni libri, scritti da autrici e autori italiani, pubblicati di recente sull’argomento: primo fra tutti Medusa. Storie dalla fine del mondo (per come lo conosciamo) (Not, NERO Editions) di Matteo De Giuli e Nicolò Porcelluzzi, ideatori dell’omonima newsletter. Durante una presentazione è stato definito: “un diario di letture”. Un libro che ha diversi pregi: è agile, offre moltissimi spunti e racconta le cose con chiarezza, dando un quadro generale abbastanza ampio, senza mai risultare prescrittivo. In più: ha la capacità, tramite la narrazione, di toccare i nostri nervi scoperti, di farci sentire davvero la sostanza del pericolo e di farci in qualche modo percepire l’iperoggetto antropocenico, seppur debba restituircene una parzialità, con uno sguardo obliquo e trasversale. (Segnalo anche Clima, Storia e Capitale di Dipesh Chakrabarty, a cura e con un lungo saggio del duo Medusa).
Un altro libro interessante, propriamente incentrato sulle narrazioni distopiche, è: Raccontare la fine del mondo. Fantascienza e Antropocene (nottetempo) di Marco Malvestio. Un ibrido, un saggio letterario e di cinema che però deve fare i conti con i teorici contemporanei, con la filosofia di Susan Sontag, Donna Haraway, Timothy Morton, eccetera, e con le contingenze di questi nostri tempi.
Infine, chiudo con un libro polifonico, curato dal collettivo laboratoriale, con sede a Napoli, chiamato Ecologie politiche del presente (Epp), che apre l’omonima collana di Tamu con Trame. Pratiche e saperi per un’ecologia politica situata. Ideale per i lettori di Undercommons, ma anche per tutti coloro che credono in una letteratura impegnata, non individuale, decolonizzante, eppure immaginifica, sensibile, diversa, non difficile ma complessa, forse l’unica in grado di raccontare l’immane complessità del presente.
Andrea Cassini
Ricordi del mio eremo – Kamo no-Chomei (SE, 2021, a cura di M. Muccioli)
Piccolo e prezioso capolavoro della letteratura dell’isolamento e della reclusione, un precursore di Thoreau dal 1200 giapponese che tuttavia, osservando la sciagura umana e i disastri naturali che flagellano le città dai tre metri quadri di una capanna, invita a trascendere l’idea stessa di eremitaggio comprendendo l’impermanenza e la vanità delle cose. Un distillato di verità filosofica e buddista, ma talmente puro ed essenziale da affrancarsi da definizioni, etichette e discipline.
The Paleblood Hunt – A Bloodborne Analysis – “Redgrave“
-->L’esperienza diretta, interattiva, è spesso condizione essenziale per apprezzare un videogioco, ma ci sono alcuni casi in cui la narrazione è talmente pervasiva, ispirata e ben riuscita, che persino un’esperienza indiretta come la lettura di un corollario testuale può arricchire il fruitore. Bloodborne, capolavoro gotico/lovecraftiano di From Software, rappresenta uno di questi casi. The Paleblood Hunt sono cento pagine di approfondimenti e analisi, redatte in più tappe dall’utente di reddit Redgrave e reperibili gratuitamente online, utili da Cicerone (o, meglio, da Caronte) per sviscerare i misteri di un gioco ermetico, suggestivamente reticente, o restituire anche a chi non l’ha giocato parte del fascino e dello spessore di una delle narrazioni videoludiche migliori di sempre.
Sogni Artici – Barry Lopez (Dalai editore, 2006, traduzione di R. Rambelli)
Questo è l’anno in cui in Italia è uscito un nuovo libro di Barry Lopez, Attraverso spazi aperti, ma per me è stata anche l’occasione di rileggere questo che resta, a mio avviso, il suo testo-mondo, la sua opera più bella. Nel 2021 abbiamo letto e parlato di molti libri che esplorano il selvaggio e il non-umano alla luce dell’antropocene, dai funghi di Anna Tsing alle foreste pensanti di Eduardo Kohn, e tuttavia, a quest’urgenza ho trovato personalmente un controcanto già sedimentato nel tempo, dal 1986 con i suoi ghiacciai artici molto più estesi di oggi. Dovremmo tutti sforzarci di ascoltare e lasciar parlare gli spazi aperti e selvaggi come faceva Barry Lopez.
Federico Di Vita
Un libro di racconti esoterico-talmudici ma per bambini, illustrato da un genio e pubblicato da Adelphi, ecco a voi Zlateh la capra e altre storie, in cui le storie di Isaac Singer sono accompagnate dal tratto di Maurice Sendak – il volume ancor prima di sfogliarlo ha le carte in regola per diventare un pezzo da collezione (cosa che capita spesso con i libri proposti dalla casa editrice milanese nella collana per ragazzi I cavoli a merenda – una collana in cui è palpabile la consapevolezza che in fondo i libri per ragazzi si vendono ai genitori). I sette racconti sono ambientati spesso durante Channukkah, una festa delle luci (che rievoca la ribellione dei Maccabei), tradizionalmente ritenuta una festa proprio da bambini, che infatti animano le pagine di un libro che è anche una efficace sintesi della poetica dell’opera di Singer.
Un altro libro che vorrei suggerirvi di leggere è Le regine dell’abisso (Aboca) di Rebecca Giggs, irresistibile saggio-mondo che ci porta al cospetto delle balene, in una immersione che mette di fianco alla meraviglia delle scoperte di esseri ancor oggi a volte per gran parte ignoti (la classificazione di alcune specie è tutt’ora poco chiara, così come osservarne altre quasi impossibile), i vari turbamenti relativi alla pressione antropica che mette a repentaglio la vita di alcuni degli animali più incredibili del pianeta in modi che neppure ci aspettiamo – la plastica fa danni anche nel buio profondo degli oceani –, mentre ci stupiremo ad apprendere di quanto un ripopolamento gioverebbe all’atmosfera, così come restiamo affascinati ammirando l’evoluzione ci permette di leggere in fossili di mammiferi indiani di decine di milioni di anni fa il punto d’avvio di un ritorno all’acqua, stavolta condotto dai mammiferi.
Se invece siete di quelli che amano sbirciare dalla serratura i ferri del mestiere di un grande autore a fare per voi è Taccuino di uno scrittore (Adelphi) di Somerset Maugham, un diario infinito, o meglio la collazione di diari che hanno accompagnato l’autore inglese durante tutta la sua vita, pieni di osservazioni, curiosità e spigolature che Maugham ha pensato di salvare all’oblio proprio per consentirci di ammirare come certi dettagli avrebbero reagito con la sua immaginazione, riverberando nella sua opera.
Gianluca Didino
Non c’è momento storico migliore per leggere o rileggere D.H. Lawrence. Quest’anno si è parlato moltissimo del potere trasformativo e politico del desiderio, ma con poche eccezioni i libri che ho letto si fermano sulla superficie di questa dimensione così dibattuta eppure così sfuggente. Lawrence, uno degli ultimi dionisiaci, si tuffa nelle profondità vitali, contraddittorie perfino mistiche del corpo (se non vi fidate di me fidatevi di Joyce Carol Oates, che ne scrive splendidamente in Nuovo cielo nuova terra, di Anaïs Nin che a Lawrence ha dedicato un saggio stupendo, o di Geoff Dyer e della sua introduzione a Life with a Capital L, la raccolta dei saggi di Lawrence uscita qualche anno fa per Penguin). L’amante di Lady Chatterley è un ottimo inizio. Un’altra maniera di trascorrere un Natale turbolento, che è il meglio che possa augurarvi, è quello di dedicarvi a due romanzi brevi, fulminanti e crudeli, capolavori di una letteratura minore dell’ossessione: I beati anni del castigo di Fleur Jaeggy e La Grande Beune di Pierre Michon, entrambi ovviamente pubblicati da Adelphi (a proposito di Adelphi e ossessioni, e avendo tempo durante le pause natalizie, perché non ricordare Roberto Calasso leggendo e rileggendo le pagine de La folie Baudelaire in cui scopriamo della monomania di Ingres per il corpo femminile, o di Baudelaire che si invecchia apposta per sembrare il compagno della madre Caroline?). Infine questo per me è stato un anno di letture biografiche, in cui sono sprofondato nelle vite altrui (da quella di Hölderlin raccontata da Agamben alle vite minori di Franzosini, da quelle immaginarie di Schwob a quella della “posseduta” romana di cui parla Fernanda Alfieri nello splendido Veronica e il diavolo), dunque credo che lo terminerò leggendo la biografia di Sebald scritta da Carole Angier: sono curioso di vedere come si fanno a riempire 635 pagine con la vita ben poco avventurosa di Sebald (già il titolo, Speak, Silence la dice lunga).
Francesco D’Isa
Anche se questo è un Natale che si preannuncia casalingo non voglio aggiungere troppe letture a questa lista e ne proporrò solo due, una recente e uno no. Il primo libro è Teoria della cognizione naturale, di N. Katherine Hayles (effequ). L’idea alla base del libro è la definizione e analisi dei processi cognitivi non consci, che com’è immaginabile sono moltissimi si estendono ben oltre il mondo umano e animale. La lettura è interessante anche per via dell’approccio interdisciplinare, perché nel suo saggio Hayles intreccia neuroscienze, letteratura, tecnologia e filosofia. È di un materialismo a volte imbarazzante e glissa bellamente sull’hard problem della coscienza (perché esperiamo stati coscienti, se di fatto sono solo processi meccanici/fisici?), ma sul non-conscio offre una prospettiva stimolante. Un altro testo che devo consigliare è Orrore metafisico di Leszek Kolakowski. Questo libretto densissimo è decisamente da rivalutare: in poche pagine percorre la filosofia alla ricerca del sentimento metafisico e del suo senso: la tendenza di parlare di ciò di cui non si può parlare tra i due poli dell’Io e dell’Assoluto, la cui esistenza necessaria coincide immancabilmente con il nulla. Scetticismo e aforismi che lasciano sotto i piedi un solidissimo nulla su cui imparare a camminare.
Alessia Dulbecco
Accolgo sempre con grande piacere l’invito da parte della Redazione, a suggerire i miei consigli di lettura. È stato indubbiamente un anno complesso e anche per questo ho pensato di proporre titoli diversi tra loro eppure perfettamente aderenti ad uno degli obiettivi della letteratura che consiste nella capacità di «aprire spazi di intersoggettività».
Il primo è proprio quello da cui ho tratto la citazione, ovvero Simone De Beauvoir, La femminilità, una trappola. L’Orma ha da poco pubblicato alcuni scritti inediti della celebre filosofa: lettere, articoli, addirittura un carteggio destinato alla direttrice dell’Istituto in cui insegnava, nel 1936, per controbattere all’accusa di diffondere insegnamenti immorali. Sono molti gli argomenti affrontati dall’autrice: dalla condizione delle ragazze madri alla sessualità, dal rapporto uomo-donna a quello tra letteratura e informazione. Si tratta di scritti datati eppure incredibilmente attuali, affrontati con quella riflessività rigorosa ma sempre in grado riconoscere la pluralità delle istanze delle società e degli individui che le abitano.
Compiendo storicamente un lungo balzo in avanti, la seconda lettura che propongo è una recente pubblicazione di Francesca Matteoni dal titolo Io sarò il rovo, edito da Effequ. Seguendo un percorso da monte a valle, attraversando paesi e boschi, costeggiando fiumi, Matteoni ci restituisce sottoforma di fiabe storie incredibili dal forte potere trasformativo. Ben lontane da essere racconti innocui, le fiabe dell’autrice mischiano natura e ricordi, l’amore per la montagna e i luoghi reali che abita. Ci invita a compiere un viaggio, dentro e fuori di noi, e ci insegna ad accogliere ciò che troveremo lungo il cammino, qualsiasi cosa sia.
L’ultimo volume che propongo è Le regine della filosofia, curato da Rebecca Buxtong e Lisa Whiting, edito in Italia da Tlon. Si tratta di un saggio che vuole restituire voce alle donne che, nella storia, sono state estromesse dal discorso filosofico, pur apportando contributi notevoli alla sua evoluzione. Un saggio per ricordarci che alla domanda “perché non si studiano donne, in letteratura o filosofia?” non possiamo rispondere richiamando solo la statistica. Quello che è accaduto, nella storia, non è poi cosi diverso da ciò che continua ad accadere oggi: per questo il saggio ha il merito ddi sollevare temi importanti quali l’accessibilità, la necessità di ampliare gli spazi in cui si forma il dibattito culturale accogliendo, in ottica plurale e intersoggettiva, sguardi diversi.
Irene Doda
La valle oscura, di Anna Wiener (Adelphi, 2020)
Anna Wiener lavora per una piccola agenzia letteraria a New York. È una giovane aspirante editor rimasta incastrata nelle maglie di un settore culturale in crisi. Vedendo le sue prospettive future diventare sempre più claustrofobiche, decide di lasciarsi alle spalle Brooklyn e trasferirsi a San Francisco per lavorare nel settore in espansione per eccellenza: quello del tech. Anna prova finalmente la sensazione di sentirsi utile a qualcosa e di trovarsi “dove le cose succedono”.
La valle oscura è il titolo italiano di Uncanny Valley, il reportage-memoir di Weiner sui suoi cinque anni di lavoro nelle start-up californiane. Il titolo originale evoca quel fenomeno per cui, guardando un disegno iperrealistico di volti umani proviamo una sensazione di angoscia e disagio, poiché avvertiamo a livello istintivo che l’oggetto di fronte a noi finge di essere qualcosa che non è.
Le startup della Silicon Valley mettono in moto meccanismi simili. Raccontano all’esterno una realtà utopica, fatta di giovani menti brillanti impegnate a dare un futuro migliore alla società. A uno sguardo più attento emergono però tutte le contraddizioni che vivono i lavoratori e le lavoratrici del settore, raccontate con dolorosa ironia in questo libro: l’identificazione totalitaria con la professione, il culto della personalità dei capi, gli straordinari senza fine e l’illusione di svolgere una missione rilevante per l’umanità, mentre si diventa sempre più cinici, isolati e ricattabili. La valle oscura si legge come un romanzo, ma lascia in bocca il sapore di un documentario d’inchiesta.
Adriano Ercolani
Ecco alcuni libri che ho particolarmente apprezzato in quest’anno, su cui mi riprometto di scrivere più diffusamente (evitando quelli di case editrici con cui collaboro):
Geist Machine, LRNZ, Bao Publishing: tanto atteso, non ha deluso.
Il lettore sul lettino, Guido Vitiello, Einaudi: libro obbligatorio per tutti i maniaci della lettura. Colgo l’occasione per dire che sto per lanciare una petizione su Change: “Convinciamo Guido Vitiello a scrivere, dopo quello su Psycho, un saggio su Twin Peaks”.
L’azione politica del filosofo, Marco Filoni, Bollati Boringhieri: Filoni ha il dono di farmi appassionare a Kojève. Probabilmente, l’unico assieme all’autore del libro successivo.
movimento & stasi, Massimo Palma, industria e letteratura: dopo averli raccontati nella maniera più originale possibile in Happy Diaz, Palma riflette in poesia sui giorni di Genova 2001 che hanno cambiato, in peggio, la visione politica di una generazione.
Libro del sangue, Matteo Trevisani, Atlantide: Era difficile scrivere un romanzo all’altezza dei precedenti. Ancor più difficile sarà scrivere il prossimo alla stessa profondità.
Carcosa svelata, Marco Maculotti, Mimesis: un luna park intellettuale per chiunque ami l’esoterismo e la prima stagione di True Detective. Dunque, per me una giostra vertiginosa.
Dostoevskij e il cavallo di Nietzsche, Bianca Gaviglio, Lindau: un libro con questo titolo andrebbe letto sulla fiducia. Vi posso dire che è stata ripagata.
L’oro di Saturno, Alessandro Orlandi, Mimesis: apritevi a ciò che ermetico.
Il lievito dell’eternità, Alessandro Boella e Antonella Galli, La Lepre: saggio dottissimo sulla religione primordiale.
Io sarò il rovo, Francesca Matteoni, effequ: fiabe, innocenti, incendiarie, feroci e bellissime.
Francesca Matteoni
Questo è il periodo del buio, del freddo, dello spiraglio di luce che avanza, rendendo al mondo conosciuto un aspetto nuovo. È il periodo del piccolo, del segreto e dell’indicibile, tre stelle che guidano questi consigli invernali. Il primo non può che essere uno dei libri per eccellenza, sul tema, Le piccole persone di Anna Maria Ortese, raccolta di saggi e articoli, editi e inediti, la cui stella polare è la difesa degli animali, gli amici e, attraverso di loro, di tutto quanto è fragile, non visto, messo di lato. Non c’è alcun compiacimento in questi scritti: anzi, una fiducia tenace che nella fragilità risplendano speranza e spirito fraterni. Porto con me la voce limpida della Ortese e mi immergo nelle immagini di L’orso di Raymond Briggs, finalmente tradotto in italiano. Nelle sue celebri illustrazioni invernali Briggs canta lo stupore dell’infanzia e quel senso di segreta sofferenza quando ha termine, nel tempo scandito là fuori, e prosegue il suo racconto nel tempo interno. Forse l’infanzia è un pegno, una promessa che una bambina ha fatto a un orso bianco, quella volta in cui l’animale andò a trovarla a casa sua e vi rimase qualche giorno: enorme, maldestro eppure invisibile ai genitori. Finisco con uno dei romanzi della vita, ora disponibile nella traduzione integrale, Il viaggio meraviglioso di Nils Holgersson di Selma Lagerlöf. Nils viene rimpicciolito in un folletto come punizione per la sua arroganza. Questo gli permetterà di viaggiare con uno stormo di oche per tutta la Scandinavia, conoscendo la lingua e le difficoltà di animali e umani ai margini, e sperimentando la straordinaria forza dell’incontro. Me lo sono riletta due anni fa, proprio in Svezia, sull’isola di Gotland, immersa nell’atmosfera nordica e malinconica che rende incerti i confini. Nel segreto anche io sono diventata adulta, come Nils alla fine è tornato umano. Ma come il bambino folletto guardo, desidero, ricordo com’era bello e vero volare insieme alle oche selvatiche sul mondo.
Gabriele Merlini
Un po’ di reticenza dal fatto che probabilmente l’avranno consigliato in molti, ma tocca schivare la volontà di distinguersi sempre e sottolineare quanto Scegli le tue armi. Scritti sulla musica (dicembre 2021, il k-punk/3 di Mark Fisher ancora fuori grazie a minimumfax) sia davvero un testo consigliabile per gli amanti del genere, nel caso si intenda con il termine “genere” la differenziazione ontologica tra art pop e glampunk, il concetto di uno e trino nei Cure, l’idea contemporanea di sublimazione, il postmoderno patologico, il clash tra idealismo di sinistra e modernismo popolare, quanto è talentuosa la cantante dei Moloko, quanto fa schifo il festival di Glastonbury e la tristezza del XXI secolo (nota obbligatoria: i tre capitolo dello studio sui Fall sono la sublimazione del modo con cui sarebbe saggio per chiunque approcciarsi all’annalistica musicale. Pagine avvolgenti, iperstratificate, ponti tra discipline capaci con nonchalance di farti sentire un mezzo scemo del tutto inadeguato a rapportarti con qualsiasi individuo abbia mai impugnato in vita sua uno strumento.) Viceversa – ma sempre restando nel giro – Set The Night On Fire (Rizzoli Lizard, 2021) è un testo diretto e gradevole perché del tutto inatteso. Lo ha scritto Robby Krieger che di mestiere ha fatto il chitarrista dei Doors ed è curioso ricevere proprio da lui la cronaca più ironica e desacralizzante della figura cristica, per molti versi non poco pallosa, di Morrison. Come a dire ok le icone però niente è più stimolante di grattare via l’alone da un santino per restituirlo alla platea un filo goffo, cazzone e molto terreno. In conclusione: tornare a Le più belle pagine (Adelphi del 2001, ma credo ristampato recentemente) di Landolfi, scelte da Calvino, è sempre un piacere. Non saprei quanto in linea con le festività natalizie – tra stralci sull’orrido, sul terrore, su amore e concetto di nulla – ma fido, proprio per questo, più che mai adeguato.
Greta Plaitano
Ogni cosa al suo posto di Oliver Sacks è uno di quei piccoli gioielli che Adelphi ha scelto di regalarci fra le tante opere prodotte dal brillante medico inglese. È una piccola e screziata raccolta di quegli stralci di pensiero, tipici dell’autore, che non sono inquadrabili in nessun genere letterario. Non sono racconti, non sono riflessioni puramente cliniche, non sono flussi di un diario intimo. Ed è proprio la loro mancanza di una forma definita che rende questi spaccati di vita così acuti e insidiosamente pacati. In quest’anno, che per me è stato tutto fuorché ‘a posto’, e che ha rappresentato più di tutto un terreno di prova nel quale tornare a confrontarsi con il mondo, le parole di Sacks possono aiutare a capire se si è ancora capaci di guardare al di là del proprio naso.
Le ragazze di Emma Cline, dopo due fallimentari tentativi di farmi piacere per forza i libri di alcune scrittrici in voga come Rebecca Solnit o Rachel Cusk, è il libro che più di tutti ha salvato il mio rapporto con la narrativa femminile contemporanea. Non c’è niente di più crudele, elegante e sconcertante che si possa leggere sul caso Manson e sul sentire delle donne coinvolte in questa vicenda nera. Un’operazione difficilissima, indice di una consapevolezza e una padronanza totale da parte dell’autrice delle possibilità e dei limiti del proprio medium artistico, senza alcuna traccia di retorica o pietismo.
Infine, nel mio ultimo devastante anno di dottorato non posso non citare Transito di Aixa de la Cruz, tradotto quest’anno da Matteo Lefèvre per Giulio Perrone editore. Questa raccolta vorticosa di esperienze di vita della scrittrice alla soglia dei trent’anni riassume perfettamente il senso di instabilità e distacco che durante gli ultimi mesi della scrittura della tesi spingono qualsiasi studioso alle porte della follia e, allo stesso tempo, verso una violenta lucidità. Un racconto intimo che rimette in discussione i rapporti umani, i desideri sessuali, le ambizioni mai sopite e che riesce, quasi per miracolo, a farti tornare la voglia di scrivere qualcosa di vero.
Edoardo Rialti
Sono tutti morti giovani, o tali li immaginiamo. Leopardi, Byron, Shelley… La prima Generazione Romantica, quella della lirica di rottura, pare aver fatto coincidere tanto vita e poesia con gli slanci emotivi della giovinezza- personale e cosmica – da non poter conoscere gli infiacchimenti e i compromessi della mezz’età. Holderlin stesso resta nel ricordo collettivo come il protagonista di una fiaba ottocentesca, un giovane veggente la cui eterna adolescenza si conserva solo imbozzolata nell’involucro della vecchiaia e della demenza. Anche Keats, soprattutto Keats, ha incarnato tale destino di morte precoce, cara agli dèi. La Valle dell’Anima (Adelphi, a cura di Alessandro Gallenzi), la sua più estesa antologia epistolare in lingua italiana, è un libro ricco di umorismo, descrizioni, entusiasmi letterari, dove il fratello, la venerata cognata e l’amata Fanny Brown costituiscono anche il primo pubblico a cui, incorniciate da scherzi, bozzetti, pettegolezzi, sono affidate le poesie del più grande poeta romantico inglese. Vi si incontrano brume, laghi, passeggiate, letture, malattie ed esaltazioni, tutte filtrate da una coscienza poetica che dubita dolorosamente di sé stessa, si fa ghermire dagli slanci, si sente assediata da una calca di vita, immagini, personaggi che fanno ressa ai margini degli occhi e del cervello e chiedono spazio e tempo per esistere: “Ogni giorno che passa, col rafforzarsi della mia immaginazione, sento sempre di più di non vivere soltanto su questo mondo, ma su mille mondi. Non appena resto solo, intorno a me vanno ad appostarsi figure di dimensioni epiche che svolgono per il mio spirito un ruolo equivalente a quello della guardia del corpo del re.”
Gogol bruciò la seconda parte de Le Anime Morte, si distrusse fisico e mente coi digiuni e le privazioni per sedare i tormenti religiosi e l’aborrita omosessualità, fino a morirne. Come nota giustamente Kollektiv Ulyanov nella prefazione alla bella edizione Abe, il racconto dell’orrore Vij corre proprio sul crinale tra la pura gioia creatrice del primo Gogol, col suo carnevale di invenzioni grottesche, e il rogo autodistruttivo che illumina le tenebre degli ultimi anni. I suoi cimiteri e chiese diroccate, le sue streghe-vampiro e luridi mostri del folklore popolare hanno ispirato anche un film-culto dell’horror all’italiana, La Maschera del Demonio di Bava, imperniato su quei grandi pozzi divoranti che erano gli occhi di Barbara Steele.
Vanni Santoni
Per chi cerca novità, credo di non poter render miglior servigio, qua sull’Indiscreto, che rimandando alle Classifiche di Qualità relative alla letteratura straniera del 2021, da poco uscite e pullulanti di libri di grande valore. Meglio, dunque, muoversi all’indietro: propongo, allora, la riscoperta di un capolavoro (non di meno: e se il termine risulta abusato fino allo svuotamento, diciamo pure supercapolavoro; di certo lo posizionerei tra i migliori libri degli ultimi vent’anni, assieme ai vari 2666, Austerlitz, Abbacinante e compagnia eccellente) a cui, forse, nuoce un adattamento cinematografico men che mediocre – e una mediocrità che lestissima si tramuta in orrore al paragone con un testo di siffatta eccellenza. Si tratta dell’Atlante delle nuvole, più noto, a causa del film, come Cloud atlas, dell’inglese David Mitchell. Lo ha pubblicato da noi Frassinelli, e il lettore avveduto farà bene a recuperarlo, mentre quello avvedutissimo farà bene invece a recuperarlo in lingua originale, perché nessuna traduzione può rendere le variegate sottigliezze linguistiche a cui ricorre Mitchell nella sua “cipolla” di parodie a volte così sottili da battere nel loro terreno gli originali, fino a un cuore metafisico, invece, assolutamente serio.
Tornando alle Classifiche di Qualità, colpisce una forte presenza micofila, con Funghi fantastici di Paul Stamets e Il fungo alla fine del mondo di Anna Lowenhaupt Tsing (Keller), testimonianza del rinnovato interesse della comunità scientifica (e di quella dei lettori italiani) per l’universo dei funghi e il suo segreto e molteplice potenziale – ecologico, alimentare, psichedelico, curativo –; mi permetto, allora, di tornare alle CdQ dell’anno scorso e consigliare, a chi non l’avesse ancora letto, L’ordine nascosto di Merlin Sheldrake: questo trattato di micologia in chiave divulgativa era il saggio più bello dell’anno nel 2020, e adesso, senza nulla togliere alle tante cose importanti uscite nel frattempo (incluse quelle a tema fungino), è il saggio più bello degli ultimi due anni.
Matteo Vavassori
Per Natale mi sento di consigliare due libri di piccole case editrici indipendenti.
Natura e follia di Paul Shepard (Milano: Edizioni degli Animali, 2020; pubblicato in originale nel 1982) può essere una gradita sorpresa di Natale per tutti, ma in particolare per chi si interessa di idee ecologiche o per cugini o nipoti liceali che partecipano ai Fridays for future. Questi ultimi possono rappresentare il target adatto di questo testo che non si rivolge direttamente agli adolescenti, ma parla diffusamente di questo periodo della vita che non viene gestito in modo adeguato, agli occhi dell’Autore, dalla nostra civiltà, a differenza di altri gruppi sociali considerati “primitivi” che hanno sviluppato modalità più consone a guidare verso l’età adulta i giovani della propria comunità. Proprio il venire meno di uno sviluppo armonico dell’individuo all’interno della società è all’origine, secondo Shepard, di quella psicopatologia che caratterizza la nostra cultura: “il cambiamento incominciò tra i cinque e i diecimila anni fa […] promosse un senso di supremazia dell’uomo e l’estirpazione della vita non umana” che portarono a “una specie di follia”. La figura di Shepard rischia di risultare inizialmente spigolosa, date certe posizioni che possono apparire arretrate (la valorizzazione della pratica venatoria o il ridimensionamento del ruolo del matriarcato nelle società primitive), ma, procedendo più in profondità, sarà possibile incontrare un pensatore audace che – attraverso un percorso transdisciplinare dove dialogano biologia, psicologia evolutiva, storia delle religioni, antropologia, archeologia – cerca di rispondere alle domande inaggirabili di un pensiero autenticamente ecologico: perché gli uomini si ostinano a distruggere il loro habitat? come abitare il proprio ambiente da ospiti e non da padroni? Questo testo, inoltre, può dialogare con ricerche più recenti sull’alba delle civiltà, come quelle condotte da James C. Scott o da David Graeber.
AI & Conflicts (Brescia: krisis publishing, 2021), curato da Francesco D’Abbraccio e Andrea Facchetti, presenta una raccolta di voci inedite nel panorama italiano che sviluppa una molteplicità di prospettive sul fenomeno dell’intelligenza artificiale e del suo impatto sull’epoca attuale. Una serie di saggi accattivanti, impegnati e documentati costituisce un prisma dove il tema dell’AI si rifrange negli innumerevoli confitti del nostro tempo, dalla giurisprudenza all’arte, dal lavoro all’archeologia dei media e all’attivismo controculturale, sempre sullo sfondo dell’economia contemporanea caratterizzata dal cosiddetto estrattivismo, tanto materiale quanto cognitivo.
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