Cos’è il corpo espanso?



Tra filosofia, scienza, tecnologia e arte: il corpo espanso ci fa capire il valore del postumano.


In copertina e nel testo illustrazioni dal “Gautier D’Agoty’s Essai d’Anatomie” del 1745

Questo articolo è un estratto da “Chimera“, di Marco Mancuso ed edito da Mimesis Edizioni. Ringraziamo entrambi per la collaborazione.

di Marco Mancuso

Una di loro

Nella nostra società e nel nostro immaginario, l’immagine di un corpo umano a stretto contatto con le ricerche, le pratiche e gli strumenti della tecnologia e della scienza, trova una sua rappresentazione plastica e teorica nella figura del cyborg: un essere naturale le cui capacità fisiche, sensoriali e cognitive sono estese oltre i normali limiti fisiologici grazie ad elementi sostazialmente artificiali. Il confronto tra le teorie del pensiero postumano – esposto all’interno del mio nuovo libro “Chimera”. Il Corpo Espanso per una nuova ecosofia dell’arte” (Mimesis, 2023), impossibile da riportare qui nella sua completezza, ma di cui comunque tenterò di rendere conto – consente altresì di ripensare in modo radicale questo nuovo corpo sulla base di una serie di proprietà che lo descrivono non come un semplice assemblaggio di parti e componenti, ma come una struttura caleidoscopica in costante metamorfosi. Libera di esprimersi e agire seguendo traiettorie al di là di qualsiasi meccanismo deterministico di omogeneità, normalizzazione e somiglianza. Il potenziale trasformativo che deriva da queste strutture aperte, la loro promessa di molteplicità, la serie infinita di congruenze e incongruenze che nascono da una libertà assoluta di creazione e progettazione, rappresentano una grande opportunità per una nuova dimensione etica, politica e culturale aperta e condivisa. 

Ciò che emerge innanzitutto da una messa a sistema delle più importanti correnti filosofiche che afferiscono, in misura maggiore o minore, al Postumanesimo è che le pratiche della tecnoscienza e il modo in cui operano sull’organismo umano, suggeriscono di eliminare ogni possibile separazione tra i concetti di “organico” e “inorganico” al punto da non poter più stabilire in modo chiaro e inequivocabile dove i “corpi naturali” finiscono e le “tecnologie artificiali” iniziano. In un quadro di questo tipo, l’ambito della ricerca tecnoscientifica fa riferimento a un concetto sempre più ampio di “espansione” come contaminazione con un elemento “altro”, per oltrepassare l’ordine strettamente funzionale dei corpi e ripensare il rapporto con il contesto come processo di transfer di materia, informazioni e significati, imprevedibile nel suo costante divenire. Il cyborg è qui un soggetto “estraneo” che diventa gradualmente sempre più integrato con le dinamiche complesse del mondo in cui viviamo. Questo elemento di alterità, che non rientra nella norma codificata, è percepito spesso come una minaccia; identifica qualcosa di mostruoso, potenzialmente pericoloso in quanto elemento di varietà, complessità e in generale deviazione dal conosciuto. Al contempo, la contaminazione che porta con sé, consente di pensare l’idea di un corpo-network come serie di “attanti”, aperto ad altre forme non-umane di corporeità e intelligenza, capace di meravigliose diversità coerenti con un concetto distribuito di complessità e un senso non gerarchico di collettività bio-tecnologica. La potenzialità della tecnoscienza, in questo senso, è fondamentalmente trasformativa. In altri termini, la promessa di una riconfigurazione dell’organismo e la sua contaminazione con soggetti-oggetti esterni, costituisce un bagaglio di opportunità per un approccio radicalmente ibrido alla sua modellazione biologica e alla transizione formale. Il cyborg bio-tecno-queer porta con sé una moltitudine di differenze, congruenze e incongruenze, che piuttosto che essere considerate problematiche, rappresentano una grande opportunità. Il suo corpo celebra la varietà e l’ambiguità, ci invita a riflettere sui pregiudizi nella nostra società, esplora l’alterità sfidando le convenzioni che si appoggiano sulla mancanza di una rappresentazione “altra”. 

Il rapporto con il contesto 

L’essere umano al centro di questa trattazione è potenzialmente aperto alla definizione di nuove modalità di dialogo con altri elementi che esistono al di fuori dei propri confini biologici, alla luce di scenari maggiormente inclusivi e correlati. Il Corpo Espanso che qui proseguiamo a delineare, si pone all’interno di un’ontologia non gerarchica che ripensa alla radice la posizione dell’essere umano nel grande quadro dell’esistenza e costringe la società contemporanea a interrogarsi sulla possibilità di immaginare nuove co-relazioni con tutto quello che lo circonda. Ciò che risulta evidente dall’indagine condotta tra le correnti della filosofia postumana sui processi di causazione tra corpo e contesto, è che quest’ultimo debba essere interpretato come una sorta di insieme, un sistema complesso e stratificato, che non è più possibile ricondurre a “uno sfondo indifferenziato” ma che si comporta anzi come un organismo che, come suggerisce Medardo Chiapponi, “entra in gioco di diritto e a pieno titolo, le cui azioni che ci interessano non sono più soltanto quelle monodirezionali dell’ambiente sul sistema, bensì anche quelle del sistema sull’ambiente”. L’ambiente non è quindi qualcosa che semplicemente circonda il Corpo Espanso, un’entità passiva, ma piuttosto un sistema in relazione con il corpo stesso in una dimensione difficilmente identificabile, che esiste oltre l’umano, sostanzialmente inaccessibile e inconoscibile, in continuo cambiamento e riprogettazione dei suoi e dei nostri confini. Questa entità composita è costituita da cose-nei-fenomeni, che mostrano in ogni momento la loro natura entangled e influenzano una causalità fatta di forme di aggrovigliamento. Ricca di processi di intra-azione, porta con sé una serie di informazioni, ma anche un sistema complesso di azioni, interpretazioni e memoria di fenomeni che il Corpo Espanso è del tutto in grado di codificare perché pensato come un sistema integrato che favorisce modalità di relazione con le entità che lo circondano, sulla base di principi trasformativi in una dimensione trasformativa che potrebbe risultare difficilmente percepibile dall’essere umano e dai suoi strumenti tecnoscientifici di indagine. Il Corpo Espanso che emerge dalla comparazione tra le differenti filosofie che sottendono il pensiero postumano, entra quindi in dialogo con il contesto in cui si trova immerso tramite processi di causazione che non nascono da una caratteristica agentiva. Sensibili, energetici, geometrici ed estetici, questi processi performativi regolano il processo di reciprocità, percezione e trasformazione tra il Corpo Espanso e le cose del mondo. Sequenze di diffrazioni tra elementi umani e non-umani quindi, il cui nucleo eteronomo sancisce una componente metafisica di sintonizzazione, in una dimensione fenomenologica fatta di tracce e impronte in cui tutte le entità, dalla scala infinitamente piccola a quella infinitamente grande, sono dotate di endo-strutture che dipendono dalla relazione con l’“altro” per la loro stessa esistenza.

Elementi estetici, progettuali e culturali

Il corpo è sempre più percepito dalla collettività come punto di incontro di tecnologie e ricerche scientifiche che non solo alterano la sua struttura ma influiscono anche sui meccanismi culturali alla base della nostra società, di cui arte e design sono una parte importante nel fornire strumenti di lettura, interpretazione e narrazione. L’ontologia del Corpo Espanso, che finiamo qui di tratteggiare, è quindi un modello incarnato di produzione di significato, in grado di superare il suo stesso dualismo material-semiotico e incidere sulla formulazione dei canoni etici, estetici e progettuali della nostra società. Alla luce del quadro teorico-filosofico del pensiero postumano, il Corpo Espanso si può considerare come un apparato esteso in grado non solo di superare il suo stesso dualismo material-semiotico, ma di essere catapultato fuori dei suoi limiti di forma e costrutto. In questo modo, esso è in grado di intervenire su nuove chiavi intellettive e processi di formazione del pensiero critico collettivo. Il Corpo Espanso è un modello incarnato di produzione di significato, un’entità nomadica che può costituire esso stesso un organismo di conoscenza interdisciplinare, in grado di rompere i meccanismi binari della nostra società: sesso-genere e per estensione natura-cultura, materia-significato, organico-non-organico, umano-non-umano, originale-artificiale. “Invece di una superficie territoriale segmentata in settori campi di studio, ci ritroviamo con qualcosa di più simile a una corda formata dall’intreccio di fili corrispondenti o linee di interesse” – ci ricorda Tim Ingold, secondo cui – “nel legare insieme queste linee, il nostro scopo diventa quello di scompaginare la territorialità della conoscenza, implicita nel modo in cui le discipline sono intese normativamente e di celebrare l’apertura della conoscenza dall’interno”. 

Il Corpo Espanso è quindi un costrutto culturalmente ibrido dove non solo le sperimentazioni della tecnoscienza, ma anche gli immaginari dell’arte e del design, si incontrano nel solco tracciato dalle avanguardie del XX secolo, suggerendo l’idea che esso possa essere pensato in termini di smontaggio e ri-assemblaggio delle sue componenti, senza alcuna limitazione o integrità “naturale”. Un costrutto che può essere interpretato, in termini estetici e progettuali, modificando e riscrivendo i suoi elementi bio-architettonici, come suggerisce Preciado “nella più ampia storia della modificazione tecnologica dei nostri corpi materiali”. Nel Corpo Espanso, arte e design incoraggiano pratiche che riconoscono la reciproca relazione tra sistemi diversi. Contribuiscono, attraverso il dialogo interdisciplinare, ad esplorare i processi che delineano gli ambienti nei quali si muovono gli esseri umani. Sistemi entangled dove i corpi entrano in relazione con gli elementi circostanti determinando, come ricorda ancora Ingold, una serie di fenomeni quali “la generazione della forma, l’energia delle forze e dei flussi, le proprietà dei materiali, l’intreccio e la consistenza delle superfici, le atmosfere dei volumi, le dinamiche di attività e riposo e quelle di creazione delle linee e dei luoghi”. Se inoltre il Corpo Espanso produce un abbattimento dei dualismi materia-significato, questo comporta una radicale riconsiderazione dei progetti di arte e design che lo riguardano. Innanzitutto, in quanto opere che non nascono da una idea precostituita o un’immagine definita e sovraimposta. Inoltre, come processi trasformativi-relazionali fatti di cose-nei-fenomeni, tra essere umano, corpo e contesto. Produrre tra arte e design con il Corpo Espanso è quindi un processo di corrispondenza tra creatore, materia e significato, contro ogni modello ilomorfico che prevede l’imposizione della forma e che impedisce di considerare la materia stessa come vitale. Il dialogo tra arte e design comporta quindi artefatti mai del tutto finiti, in costante divenire e trasformazione, percepibili da noi “soltanto perché siamo parte del mondo, compagni di viaggio degli esseri e delle cose che attraggono la nostra attenzione”, nelle parole sempre di Ingold. Attraverso proprietà causali estetiche e sensibili e abilità fondamentalmente percettive, questi progetti, come ricorda anche Timothy Morton, “si sviluppano nel corso di un coinvolgimento diretto, pratico e sensoriale” e consentono di trascendere “quei supposti limiti dell’essere umano regolati da principi normativi”. 

Il Corpo Espanso è infine delineato come un vero e proprio ambito di ricerca artistico e progettuale che si sviluppa lungo un percorso di indagine in territori molto diversi, da quelli più istituzionali a quelli maggiormente legati alle sperimentazioni nei contesti hacker e DIY. Attraverso molteplici processi di condivisione di conoscenza, la pratica sul corpo umano consente così di alimentare processi sovrapponibili nell’utilizzo di strumenti, tecnologie, immaginari ed esperienze. Per Tomàs Maldonado il corpo è oggetto di conoscenza oltre che soggetto tecnico, che passa attraverso dimensioni collettive di pratiche e processi di condivisione aperta di saperi, ricerche e sperimentazioni contemporaneamente tecnico-scientifici e naturali-culturali. La dimensione postumana di conoscenza attorno al Corpo Espanso si trasmette effettivamente attraverso una serie di pratiche rigorosamente anti-disciplinari tra arte e design. Il Corpo Espanso è stanco di tutte quelle divisioni binarie della sfera culturale che propugnano separazione e alimentano mancanza di dialogo. Tramite processi di condivisione tra saperi differenti in uno spaziotempo indefinito di conoscenza collettiva, esso suggerisce disperatamente il confronto tra gli ambiti dell’artedesign e della tecnoscienza. Per comprendere la complessità della realtà in cui siamo immersi e immaginare nuove modalità di relazione non-gerarchica con il contesto con il quale entriamo in relazione. Perché, come suggerisce in conclusione Helen Hester, tra le fondatrici di Laboria Cuboniks autore del Manifesto Xenofemminista: “Il nostro destino è legato alla tecnoscienza, dove nulla è tanto sacro da non poter essere riprogettato e trasformato in modo da allargare la nostra prospettiva di libertà, estendendola alla volontà di conoscere, di ritoccare e di hackerare”.


Marco Mancuso è critico e curatore di arte contemporanea, nel rapporto con tecnologia e scienza e nel dialogo con gli ambiti del design, dell’architettura e del suono. Professore presso il Politecnico delle Arti di Bergamo, docente presso l’Università di Bologna e lectuter per il Node Center for Curatorial Studies di Berlino, è dottore di ricerca in Culture Digitali presso l’Università Iuav di Venezia. Si interessa a come il discorso interdisciplinare osserva le diverse modalità con cui la tecnoscienza influenza la società e il rapporto tra essere umano e ambiente, studiando parallelamente l’evoluzione delle dinamiche progettuali, produttive e di mercato della media art e dell’arte digitale.
 

1 comment on “Cos’è il corpo espanso?

  1. […] Tra filosofia, scienza, tecnologia e arte: il corpo espanso ci fa capire il valore del postumano. L’articolo è un estratto da “Chimera”, di Marco Mancuso, edito da Mimesis Edizioni; vi lascio ad alcuni brani assai intriganti e molto, se mi permettete, cyberpunk evoluto. Certo, il sapore di qualcosa di già sentito c’è eccome, però allora era narrativa di genere fantascientifico, oggi è saggistica. Da L’Indiscreto: […]

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