Gli appunti di Therese #5

Gli appunti che seguono sono tratti dal manoscritto di una donna di nome Therese, che si è chiusa in una camera d’albergo per decidere se esiste dio. Dopo aver abbandonato albergo e manoscritto Therese è sparita; pubblichiamo alcuni dei suoi testi, leggermente rimaneggiati, nella speranza di ritrovarla.

> Qua sono disponibili le pagine pubblicate fino ad oggi.


§

Gli ho chiesto: «Cosa ti piacerebbe saper fare più di ogni altra cosa?».
«Volare».
Volare.
Con tutte le cose possibili mi ha detto «Volare».
Poi ha aggiunto: «o lanciare le palle di fuoco».

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È così dominato dal desiderio che le sue aspirazioni più grandi sono varianti della normalità, dei superpoteri. Non è colpa sua, i superpoteri piacciono a tutti, persino i mistici ne vantano il possesso. Lo yoga sutra, ad esempio, elenca tra le doti di un illuminato diventare invisibile, mutare aspetto, levitare, conoscere passato e futuro, leggere nel pensiero, camminare sulle acque, trovare tesori, saltare come una rana. Anche Gesù camminava sulle acque, resuscitava i morti eccetera.

[Nota di Therese: “È buffo come questi superpoteri manchino di ordine. Chi se ne frega di saltare se puoi volare? Forse i mistici a forza di perdere le gerarchie non le sanno più fare”]

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A volte ci provo pure io: mi concentro, osservo un bicchiere appoggiato sul tavolo e cerco di spostarlo col pensiero. Non ci riesco mai, forse perché non sono una santa? È strano, mi è difficile credere nei superpoteri ma sono convinta che esista tutto; mi persuade più l’impossibile dell’improbabile. È pur vero che molte persone credono in dio e pochissime nei cavalli volanti.
Sempre nello yoga sutra i superpoteri sono considerati «impedimenti che distolgono dallo stato di unione (3.38)» e in effetti sono molti gradini sotto l’unione con l’assoluto, la scomparsa delle differenze e via dicendo; nonostante questo mettere in dubbio l’intera realtà mi riesce più facile che accettarne alcune eccezioni.

Black_and_white_squareshand-40445_960_720Il bianco non è la cosa più diversa dal nero. Le mie mani, la penna o l’asciugamano sono molto più diversi dal nero di quanto non lo sia il bianco. Persino il rosso lo è, perché il bianco e il nero non solo sono entrambi colori, ma anche opposti, e l’opposizione è qualcosa che li accomuna prima ancora di dividerli. Allo stesso modo, forse, i mondi “assurdi” sono più lontani da me di quanto non sia dio, perché dio (o meglio l’∞) è vicino alle regole del mio mondo, anzi, le fonda, per questo mi è più facile crederci.

Anche se esiste tutto, certe cose mi sono più prossime di altre. La realtà più dei sogni. Me stessa più di te. I cani a quattro zampe più dei cani volanti. Le persone che affogano nell’acqua più di quelle che ci camminano sopra. Il mondo mi sembra così ovvio da crederlo unico, ma è arbitrario. I legami che lo annodano potrebbero essere altri e sebbene confidi (speri?) in una rete di leggi che ordina gli eventi, moltissime cose sfuggono ai miei sistemi.

(Al centro, dentro e fuori, c’è qualcosa che coincide con l’assenza e la totale presenza. In ogni parte c’è il tutto e la più piccola porzione di me mi contiene).

[Nota di Therese: “L’Atman?”]

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