I figli, poi, non amano più

Ci sono vari tipi di amore in famiglia: c’è l’amore per i figli, l’amore romantico, tra adulti c’è l’amore passionale e poi quello come “negoziazione dei bisogni”. La differenza principale però è che l’amore tra gli adulti può scadere, l’amore per i figli invece è per sempre.


IN COPERTINA e nel testo opere di ming ying

Questo testo è tratto da “I sistemi della comunicazione”, di Claudio Baraldi. Ringraziamo Olschki Editore per la gentile concessione.


di Claudio Baraldi

In una famiglia intesa come sistema di comunicazioni intime, con o senza matrimonio, si possono osservare due tipi importanti di interazioni fondate sull’amore: l’interazione tra partner adulti e l’interazione tra genitori e figli. L’amore viene osservato sia tra partner adulti, sia tra adulti e bambini, pertanto si creano due forme di comunicazione interpersonale intima che sono diverse per due aspetti: 1) la sessualità è valorizzata tra gli adulti, mentre è rigorosamente vietata tra adulti e bambini; 2) la durata dell’amore può essere limitata tra adulti (l’amore può finire), mentre viene considerata inestinguibile tra genitori e figli (i figli vanno amati per sempre). In entrambi i casi, la forma dell’amore si è modificata nel tempo, adattandosi ai cambiamenti di importanza e significato della persona.

 L’amore tra adulti

L’associazione tra intimità e aspettative affettive è cambiata negli ultimi due secoli: quindi la forma dell’amore tra partner adulti si è modificata. Ai suoi esordi nella società differenziata per funzioni, alla fine del diciottesimo secolo, l’amore era descritto come passione: la narrazione del fatto che si subisce un’influenza inevitabile, di cui non si può rendere conto. La narrazione della passione tuttavia non poteva descrivere un sistema stabile di comunicazioni intime, perché la sua breve durata non permette una comunicazione continuativa basata su aspettative affettive. Nel diciannovesimo secolo, quindi, si è stabilizzata una nuova forma di amore: l’amore romantico. Questa forma di amore stabilizza la comunicazione nella famiglia associando l’affettività all’idealizzazione della persona e a un legame «per sempre», che sostituiscono la volatilità delle passioni. L’idealizzazione della persona permette di dissociare l’amore dalla passione, assegnando importanza alla sessualità principalmente per la riproduzione biologica, comunque fondata sull’amore.

Un celebre romanzo epistolare francese del 1782 (Les liaisons dangereus) segnala sia il tramonto della forma di matrimonio combinato della società gerarchica, sia il difficile passaggio dalla passione all’amore romantico: un nobile, per un gioco con una nobildonna sua complice e guida, seduce una giovane donna sposata della nascente borghesia, la quale si innamora di lui e una volta che si sente tradita si lascia morire. Pochi anni dopo, all’inizio del diciannovesimo secolo, le poesie di Keats e Shelley e i romanzi di Jane Austen aprono la strada all’idea del matrimonio basato sull’amore romantico, che sarà consacrato in campo letterario con il romanzo del 1847 Wuthering Heights di Emily Brontë.

Nella prima metà del ventesimo secolo, il cinema (soprattutto il cinema americano) sostituisce il romanzo nella diffusione dell’amore romantico. Ma nella seconda metà del ventesimo secolo, l’amore cambia velocemente forma, diventando una relazione contingente, basata sulla negoziazione dei bisogni, delle emozioni e degli interessi tra i partner (Giddens 1992), quindi anche sul rischio dell’innamoramento. In questa nuova forma di amore, l’affettività viene associata alla sessualità, che diventa così una struttura importante nel sistema di comunicazioni intime perché permette di includere il corpo della persona nella comunicazione intima, collegandolo al codice dell’amore. Nella comunicazione intima, la persona non è più idealizzata, come nell’amore romantico, ma è finalmente unità di corpo sessuale e sentimenti. L’intimità si lega in modo indissolubile alla sessualità e quindi, l’importanza della persona nell’intimità non più legata al genere: l’amore non è più esclusivamente eterosessuale.

Con i movimenti degli anni Sessanta, il corpo sessuale e l’omosessualità diventano importanti nella narrazione dell’amore. Anche questa trasformazione viene mediata dalla letteratura e dal cinema americano: la narrazione delle storie d’amore diventa più complicata e problematica, costellata di problemi di comunicazione, cambiamenti di partner, pluralità di legami, separazioni, divorzi, amori falliti.

In questa evoluzione della forma di amore, la reciprocità dell’orientamento alla persona diventa sempre più importante, intesa come capacità di lasciar essere gli altri come sono (Luhmann 1982). Ciò significa anzitutto che la comunicazione intima, dissociata da qualsiasi normatività, diventa sempre più impegnativa: vincola i partecipanti nel modo più intenso narrato nella società. L’intensità del vincolo è evidente nell’aspettativa che l’azione di chi ama sia subordinata all’esperienza di chi è amato, dalla quale quindi dipende. L’esperienza si impone sull’azione: ogni azione di un partner deve tenere nella massima considerazione l’esperienza dell’altro. Le aspettative affettive sono soddisfatte soltanto da questa condizione di subordinazione dell’azione all’esperienza.

L’importanza dell’espressione personale è visibile sia nell’azione di chi ama, sia nell’esperienza di chi è amato. Tuttavia, la subordinazione dell’azione all’esperienza crea un paradosso: chi ama afferma la priorità della propria espressione personale (azione) nel subordinarla alla priorità dell’espressione personale della persona amata (esperienza). Questo paradosso è la macchia cieca dell’amore: l’amore finisce se il paradosso diventa visibile come contraddizione, cioè se si osserva che l’espressione personale di una persona non può essere affermata prioritariamente quando è subordinata all’espressione personale dell’altra. L’amore deve essere cieco nei confronti del paradosso: ma il paradosso lo rende fragile, apre al rischio di una conclusione traumatica quando la cecità viene meno.

L’amore contingente, legato alla sessualità, può diventare amore duraturo soltanto se e quando prende la forma della comprensione reciproca, se cioè, nel lungo periodo, l’amore assume una forma di companionship tra partner che si fonda sulla comprensione, sull’impegno e sul rispetto (Dizard – Gadlin 1996). La difficoltà di creare questa forma di amore duraturo, una volta affievolitosi il legame tra sessualità e affettività, è stata una delle più importanti preoccupazioni tra gli studiosi dell’affettività tra gli anni Ottanta e Novanta. Nel cinema, La Walt Disney Production ha trattato, all’inizio degli anni Duemila, gli effetti negativi della crisi dell’amore, rilanciando l’importanza dell’amore negoziato e della sua trasformazione in companionship (The kid e The family man, entrambi del 2000).

La richiesta crescente di impegno affettivo porta comunque all’istituzionalizzazione della separazione nel caso in cui l’amore finisca, cioè nel caso in cui la contingenza dell’intimità non riesca a trasformarsi in lunga durata e in companionship. La separazione permette di riprodurre l’amore riattivandolo con altre persone e in altri sistemi di comunicazioni intime. La partecipazione personale alla comunicazione intima può così moltiplicarsi e la stessa persona può diventare un riferimento per l’intimità in sistemi diversi. Anche l’età dei partecipanti alla comunicazione intima si dilata e può variare dalla prima adolescenza fino alla tarda età. Sono invece rari e privi di successo nella società i tentativi di rendere meno impegnativa la comunicazione intima, centrandola soltanto sull’esperienza sessuale, quindi senza amore, oppure diversificandola tra più partecipanti (il cosiddetto amore «libero»). Nella narrazione dominante, la sessualità continua a essere associata all’affettività, sebbene l’intensità di questo vincolo possa variare.

Dunque, la comunicazione intima non diventa soltanto sempre più impegnativa, ma anche sempre più imprevedibile: si riarticola in modi diversi e sempre meno riconducibili a forme compiute, si esaurisce, si riattiva, si trasforma. A partire dagli anni Settanta, la complessità del sistema di comunicazioni intime è stata raccontata soprattutto nel cinema europeo (ad es., nei film di Michel Deville e soprattutto in quelli di Rainer Werner Fassbinder), ma anche nel cinema americano alternativo e in nuove cinematografie (ad es., nei film del regista cinese Wong Kar-wai, In the mood for love del 2000 e 2046 del 2004). Una narrazione letteraria interessante della complessità della comunicazione intima si trova nel romanzo di Robert Schneider Ombre (Schatten) del 2002, che racconta con voce femminile un amore irrealizzabile, ma nel contempo inestinguibile.

L’esito paradossale (e provvisorio?) dell’evoluzione dell’amore è la combinazione, nello stesso periodo storico e nella stessa società, di estinzione e inestinguibilità, sicurezza e rischio, passione e companionship, stabilità affettiva e imprevedibilità, apertura al possibile e impossibilità, in definitiva di comprensione e incomprensibilità.

L’amore tra genitori e figli

Nella società differenziata per funzioni, è diventata sempre più importante e impegnativa anche la comunicazione affettiva tra genitori e figli, che è descritta come il fondamento della socializzazione dei bambini, che permette poi loro di partecipare alla comunicazione in altri sistemi sociali.

L’amore genitoriale è considerato irrinunciabile perché ha la funzione di creare una sintonizzazione affettiva fondamentale per la personalizzazione (Legerstee 2005; Stern 1985). Sintonizzazione affettiva significa partecipazione attiva a una comunicazione che promuove l’espressione personale e quindi la costruzione sociale della persona. La sintonizzazione affettiva si produce in qualsiasi forma di comunicazione intima, ma è considerata particolarmente importante nella comunicazione tra genitori e figli.

Sintonizzazione affettiva significa che l’azione di chi ama «rispecchia» l’espressione di emozioni della persona amata, mostrando attenzione, interesse, accettazione e sensibilità nei suoi confronti. La sintonizzazione affettiva è considerata particolarmente importante per la personalizzazione del bambino nei primi mesi di vita: le espressioni personali del bambino sono basate sulle azioni degli adulti che promuovono la sua partecipazione attiva alla comunicazione. In specifico, la sintonizzazione affettiva è basata sulle azioni degli adulti che riflettono la qualità delle emozioni del bambino:

1. L’azione dell’adulto «rispecchia» l’espressione di emozioni del bambino attraverso il tono della voce, l’intensità e la durata delle azioni non verbali (ad es. i sorrisi) e delle risposte, permettendo così al bambino di comprenderne il significato;

2. L’azione di rispecchiamento dell’adulto mostra attenzione, interesse, accettazione e sensibilità nei confronti delle espressioni del bambino (ad es. le vocalizzazioni, i sorrisi).

La sintonizzazione affettiva può essere compresa da due punti di vista: 1) come espressione di emozioni da parte dell’adulto che si sintonizza sull’azione del bambino; 2) come espressione del bambino che si sintonizza sull’azione dell’adulto. Attraverso le loro azioni, gli adulti possono fornire informazioni sui propri motivi personali, quindi possono promuovere la comprensione delle intenzioni delle azioni: il bambino può così comprendere il significato dell’espressione personale dell’adulto che accetta la sua espressione, e quindi iniziare ad agire a sua volta come persona.

Data l’importanza assegnata alla sintonizzazione affettiva per la personalizzazione del bambino, la sua mancanza viene considerata problematica. Infatti, qualsiasi indicatore di mancanza di amore nei confronti dei bambini viene trattato come una violazione della loro persona. La preoccupazione per queste violazioni si amplifica tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta del ventesimo secolo (Miller 1990). La sessualità con i bambini, in particolare, è considerata una grave violazione della persona dei bambini (Malacrea – Vassalli 1990): la proibizione di associare l’amore degli adulti per i figli alla sessualità, che risale alla società segmentata (Moscovici 1972), è continuata fino alla società differenziata per funzioni. Questa proibizione pone anche il difficile problema della socializzazione dei bambini alla sessualità, che è affrontato in modo diverso e spesso con imbarazzo nelle famiglie ( Jackson 1982). Le violazioni dell’amore, dunque, possono essere sanzionate giuridicamente, fino all’imposizione normativa, basata su indagini psicologiche, della separazione tra genitori e figli (Cirillo – Cipolloni 1994; Cirillo – Di Blasio 1989): i figli possono essere sottratti ai genitori e affidati ad altre persone che li amino, per garantire loro una socializzazione adeguata. Gli indicatori della mancanza o delle carenze di orientamento alla persona dei bambini sono le condizioni materiali (povertà, condizioni abitative inadeguate, abbandono in strada e così via), oppure le forme di abuso (violenza fisica e sessuale). I bambini sono considerati catalizzatori e vittime dei problemi familiari: il fatto di essere descritti come persone non ancora adeguatamente formate, li espone in modo particolare a violazioni.

Nonostante la sintonizzazione affettiva, la comunicazione tra genitori e figli è più asimmetrica di quella tra adulti che si amano, poiché la reciprocità nella comunicazione tra genitori e figli è più difficile da realizzare di quella tra partner adulti. Anzitutto, i bambini più piccoli non sono considerati altrettanto attivi degli adulti nel dimostrare affettività: sono considerati capaci di fare esperienza dell’amore, ma molto meno di manifestare amore attraverso l’azione, cioè di ricambiare l’amore dei genitori. In secondo luogo, i genitori introducono l’educazione nella comunicazione con i figli, cioè introducono richieste di prestazioni di ruolo, sebbene mitigate, in particolare quando i bambini iniziano ad andare a scuola. Queste richieste riducono l’importanza della persona, anche se soltanto in alcune comunicazioni. Diversi studi conversazionali hanno evidenziato la negoziazione dei ruoli in famiglia, ad esempio riguardanti i compiti scolastici (Goodwin 2007), il consumo di cibo ai pasti (Sterponi 2009), le pulizie (Fasulo – Loyd – Padiglione 2007), la gestione del tempo (Wingard 2007): in tutti questi casi, l’analisi evidenzia il rapporto tra scelte autonome dei figli e richieste dei genitori basate su strutture normative che limitano tale autonomia.

L’asimmetria si accentua quando i figli diventano adolescenti perché da un lato le esigenze educative diventano più frequenti e pervasive, dall’altro lato i figli concentrano sempre più la loro attenzione sulla comunicazione con i coetanei. L’adolescenza è stata spesso osservata come la fase più difficile per la costruzione di reciprocità in famiglia e fin dagli anni Cinquanta del ventesimo secolo la costruzione dell’identità dell’adolescente è stata considerata come un aspetto delicato se non problematico (Erikson 1974; Palmonari 1993). Il problema è in realtà la combinazione tra pressione crescente dei ruoli e varietà di nuove comunicazioni interpersonali.

Una volta adulti, i figli si impegnano affettivamente soprattutto con altre persone e in altre comunicazioni intime: in questo modo, si riproduce l’affettività nei processi comunicativi, mentre la comunicazione intima con i genitori diventa più estemporanea. In sintesi, mentre l’amore dei genitori per i figli non può cessare, la reciprocità diminuisce progressivamente.


Claudio Baraldi insegna Sociologia della comunicazione e Teoria e metodi del dialogo e della mediazione all’Università di Modena e Reggio Emilia, Dipartimento di Studi linguistici e culturali. Svolge ricerche sui sistemi e le forme di comunicazione, con particolare riferimento all’analisi dei metodi e delle tecniche della facilitazione della partecipazione nei contesti educativi multiculturali e della mediazione linguistico-culturale. Su questi temi: ha coordinato, tra gli altri, due progetti europei e due progetti di rilevanza nazionale; ha pubblicato numerosi volumi in Italia e per le case editrici internazionali John Benjamins, Palgrave, Routledge, Sage, Springer e molti saggi in volumi e riviste internazionali.

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