Margherita Bertoli da anni tiene dei quaderni in cui scrive e disegna delle cose. Decine di quaderni, forse centinaia, tutti più o meno come le immagini allegate. I quaderni contengono da un lato conti finanziari, esercizi yoga, appunti pratici, schemi tecnici e agende improvvisate, dall’altro poesie, collage, fumetti, disegni e diaristica.
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È stata proclamata una nuova regina
Fatta di goccioline di mercurio sparse sul pavimento
Ho potuto ascoltarla a lungo
mentre enumerava la sua potenza chimica
guardando il mondo come una piccola gatta.
Folle è chi la esorcizza
E disperato chi se ne innamora
Rincorrendola nei palazzi, o nella neve, nelle chiese
Costruendole un bel volto con cui conversare e piangere
È concesso soltanto raccoglierne i pezzi da terra
E portarseli alla bocca, masticarli con fervore
O, se possibile,
accompagnare la propria incredulità fino a una spiaggia invernale
riporla fra i sassi e andarsene
senza salutare.
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Giovedì e il mare cresce
Si avvicina a baciarmi le caviglie e io
L’imploro
Di non portarmele via,
“ti prego non innamorartene”
Giovedì e questa è una canzone
Ci sono le onde e c’è il tempo-vedova-sensuale
Il pianoforte e la maieutica
I demoni e un cervello
Che pensa e nonpensa
Così una donna si alza una mattina
Esce di casa e cammina verso il mare
Giovedì
-->Così qualcuno mangia una mela a morsi
La finisce ma non vuole gettare il torsolo
Così le stelle si baciano fra loro
E anche le mie caviglie,
inaudite.
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Un tango irreale, danzato a occhi chiusi.
Baciando ospiti anonimi.
I dubbi si inumidiscono
per l’imprevedibilità dell’estasi.
Diventano come occhi che hanno pianto.
Questa mattina avevo fame
e ho inghiottito il mio ultimo scoiattolo turchino.
Ora non so che fare,
ma non ho voglia di piangere.
Né di ridere.
Il deserto mi ha donato i suoi paradossi.
Quelli più brillanti,
quelli più intimi.
In cambio ha voluto i miei sensi.