L’assurda storia del Megalosauro

Per via della strana forma del primo osso di dinosauro mai rinvenuto, l’esemplare fu denominato “Scrotum humanum”. Oggi può sembrare incredibile, ma la storia del nostro ritrovamento dei primi fossili di dinosauro secoli fa dipendeva molto dalle leggende dei “giganti”.


IN COPERTINA e nel testo: illustrazioni di dinosauri risalenti all’ottocento.

Questo testo è tratto da “Fossili fantastici e chi li ha trovati di Donald R. Prothero. Ringraziamo Aboca Edizioni per la gentile concessione.


di Donald R. Prothero

C’erano sulla terra i giganti a quei tempi.Gen 6,4

Per secoli sono state ritrovate enormi ossa nel terreno e per secoli ci si è interrogati sulla loro origine. In alcune parti del mondo si pensava che fossero i resti di draghi leggendari, mostri marini o ciclopi, mentre nellisola greca di Samo si immaginava che le numerose grandi ossa fossero i resti delle Amazzoni, le donne guerriere, morte in battaglia. (Ora sappiamo che sono quello che rimane di elefanti, giraffe, antilopi, bovini, iene e altri mammiferi di cui abbondano i fossili in quei luoghi.) Nel colore rosso delle rocce si leggeva la presenza di macchie di sangue (in realtà si tratta degli ossidi di ferro rugginosi contenuti nelle rocce). Secondo alcuni, i sorprendenti fossili di Protoceratops ritrovati nel deserto del Gobi in Mongolia sarebbero allorigine del mito dei grifoni, animali alati dalla testa di leone; il collare osseo che ricopre parte del collo suggeriva agli antichi la presenza di ali. Grandi ossa di dinosauri, rettili marini e grandi mammiferi, sono note fin dalla preistoria e sono interpretate in base alla mitologia prevalente presso il popolo che le aveva trovate.

In Europa, i miti sulla Terra che si ritrovano nella Bibbia hanno fortemente influenzato la percezione umana di questi esemplari. Ad esempio, lo studioso svizzero Johann Scheuchzer, che nel 1726 si procurò e descrisse un grande scheletro fossile di una creatura rinvenuta in Svizzera, era talmente condizionato da un pregiudizio biblico da credere che si trattasse dello scheletro di un uomo morto nel diluvio di Noè, arrivando persino a chiamarlo Homo diluvii testis, uomo testimone del diluvio. Molti anni dopo, il famoso anatomista e paleontologo Georges Cuvier dimostrò che non era affatto un essere umano ma una salamandra gigante, stretta parente delle attuali salamandre giganti che si trovano in Cina e in Giappone. Oggi sembra ridicolo che Scheuchzer potesse scambiare una salamandra fossile per uno scheletro umano, ma nel 1726 lanatomia comparata era una scienza appena nata e tutti erano condizionati dalle descrizioni di esseri umani giganteschi presenti nella Bibbia.

Numerose descrizioni di ossa giganti sono note in letteratura prima del 1800, ma la maggior parte non può essere rintracciata o identificata perché i fossili sono andati perduti e non sono disponibili illustrazioni, misurazioni o informazioni geografiche adeguate a determinare di cosa stessero parlando. Uno dei primi fossili potenzialmente identificabili è illustrato nel libro di Robert Plot del 1677, Natural History of Oxfordshire. Plot fu il primo docente di chimica all’Università di Oxford, e in seguito fu il curatore dellAshmolean Museum of Oxford, fondato nel 1683. Il suo interesse si estendeva a tutte le aree della storia naturale conosciute allepoca. Il suo libro descriveva gli animali viventi e le piante della regione dellOxfordshire, nonché alcune rocce e fossili. Tra questi vi era uno strano frammento di osso fossile che Plot correttamente suppose fosse la testa del femore di una creatura molto grande. Questa descrizione spicca nel suo libro perché egli non era dellidea che la maggior parte dei fossili fossero resti di animali pietrificati; immaginava piuttosto che fossero cristallizzazioni formatesi allinterno delle rocce.

L’esemplare era stato ritrovato nelle cave a nord di Oxford in una formazione nota oggi come Calcare di Taynton, risalente al Giurassico medio, ed era troppo grande per corrispondere a qualsiasi animale vivente al tempo in Inghilterra, così Plot pensò che provenisse dallo scheletro di un elefante da guerra impiegato dai romani in occasione della conquista della Britannia. Più tardi pensò che potesse provenire da uno di quei giganti di cui aveva parlato la Bibbia. Ecco le sue parole:

Veniamo poi a quelle [pietre] che concernono […] Parti del Corpo: tra le quali una estratta da una cava nella Parrocchia di Cornwell, consegnatami dallintraprendente Sir Thomas Pennyston, che ha esattamente la forma della parte inferiore dellosso femorale di un Uomo o almeno di qualche altro Animale, con i condili femorali, tra i quali sono il seno anteriore […] e il grande seno posteriore […]; e un poal di sopra di questo, dove sembra essersi spezzato, mostra nel cavo dellOsso il midollo, una sostanza cristallina scintillante […] Il diametro allaltezza dei condili femorali è di due piedi esatti e in cima, sopra al seno, […] di circa 15 pollici: il peso, sebbene costituisca una parte così piccola del femore, è di quasi 20 libbre.

Il fossile è andato poi perduto, ma rimane il primo fossile noto di dinosauro adeguatamente illustrato e proviene quasi certamente dal dinosauro esaminato in questo capitolo, il Megalosaurus.

Questo primo dinosauro conosciuto rischiò di ricevere un nome veramente inappropriato. Nel 1763 Richard Brookes ripubblicò l’illustrazione di Plot utilizzando nella didascalia lespressione Scrotum humanum”. In effetti, a qualcuno che non conosca bene lanatomia e che sia condizionato a vedere in ogni grande fossile il resto di giganti biblici, esso appare quasi come un enorme scroto umano sormontato dalla base di un pene. Inoltre, la forma del nome adottata da Brookes rimanda al sistema di denominazione binomiale genere-specie ideato da Linneo nel 1758 e negli anni precedenti, non solo per gli animali e le piante ma anche per le curiosità naturali che si rinvengono nelle rocce. Nel 1970, leccentrico paleontologo britannico Lambert Beverly Halstead (famoso per aver tentato di riprodurre il verso di dinosauri nellatto dellaccoppiamento nei suoi interventi in occasione di riunioni scientifiche) pubblicò un articolo che suggeriva che il primo dinosauro noto fosse correttamente denominato Scrotum humanum”. Più tardi i paleontologi chiesero alla Commissione internazionale di nomenclatura zoologica (lente che regola i nomi scientifici) di sopprimere formalmente la denominazione Scrotum humanum”. La Commissione stabilì che questo non era necessario, perché il nome era stato pubblicato solo in una didascalia, senza unadeguata descrizione o diagnosi, lunico esemplare era andato perduto, e non era certo che corrispondesse al Megalosaurus.

Benché il fossile originario sia andato perduto, a Stonesfield sono stati successivamente ritrovati ulteriori campioni che sono poi finiti nelle collezioni di Oxford. Erano per lo più enormi ma frammentari, ed era pertanto impossibile identificare lanimale a cui erano appartenuti. Tuttavia, una mandibola con diversi denti in vari stati di crescita rinvenuta nel 1797 e acquistata per conto di Oxford dallanatomista e medico Sir Christopher Pegge per la somma allora principesca di 10 scellini e 6 pence venne collocata nelle raccolte anatomiche del Christ Church College di Oxford, dove Pegge insegnava. Nel 1815 erano state raccolte diverse ossa, che attirarono lattenzione del leggendario naturalista Sir William Buckland.

Lo Zoofago

Buckland è una delle figure più incredibili e colorite nella storia della scienza. Nato nel 1784 a Axminster, nel Devon, nel sud-ovest dellInghilterra, accompagnava suo padre (rettore della chiesa locale) nelle scampagnate alla ricerca di fossili lungo la costa nei dintorni di Lyme Regis (località in seguito divenuta famosa per i rettili marini ritrovati da Mary Anning) sviluppando così un precoce interesse per la storia naturale. Dopo aver frequentato diverse scuole, finì per studiare mineralogia e chimica al Corpus Christi College di Oxford, dove trascorse la maggior parte della sua esistenza. Nel 1813 succedette al suo mentore John Kidd nella carica di lettore di mineralogia a Oxford, e presto divenne famoso per il suo stile dinsegnamento popolare e accattivante. Le conferenze di Buckland erano famose per lespressività negli accenti e nella gestualità, e a volte il conferenziere imitava il comportamento degli animali che andava descrivendo (Fig. 1.4). Secondo una storia tratta da The Life and Correspondence di William Buckland, D.D., F.R.S. (Gordon [1894]),

camminava avanti e indietro come un predicatore francescano dietro una lunga vetrina, su due gradini, in una sala del vecchio Clarendon. Teneva in mano un enorme cranio di iena. Improvvisamente si precipitò giù per i gradini avventandosi, con il cranio in mano, sul primo studente seduto sulla panca che gli stava di fronte e urlò: Che cosa governa il mondo?Il giovane, terrorizzato, si gettò sul sedile posteriore alle sue spalle, e non rispose nulla. Si avventò allora su di me, puntandomi la iena dritto sulla faccia – “Che cosa governa il mondo?” “Non ne ho idea, dissi. Lo stomaco, signore”, gridò (riprendendo il suo posto sulla tribuna), governa il mondo. Il grande mangia il piccolo, e il piccolo quello che è ancora più piccolo”.

Teneva persino lezioni a cavallo. Quando insegnava indossava sempre le pesanti vesti accademiche e nelle escursioni si arrampicava sugli affioramenti rocciosi invariabilmente abbigliato in abiti formali.

Le sue eccentricità si estendevano alla casa di famiglia, piena di esemplari di fossili, minerali e animali da lui raccolti. Con la moglie Mary Morland (per parte sua talentuosa naturalista e illustratrice) usava discutere su quale specie di mosca ronzasse attorno al tavolo, fenomeno comune a inizio Ottocento, epoca in cui uomini e donne erano ossessionati dalla storia naturale. Lintera famiglia (nove bambini, dei quali cinque arrivati all’età adulta) veniva reclutata per la raccolta di campioni di storia naturale. Buckland era così entusiasta di sperimentare direttamente sugli animali che sosteneva di essersi fatto strada a colpi di morsi attraverso il regno animale. Una delle ambizioni dei Buckland era cucinare e mangiare quasi tutti gli animali che potevano procurarsi, pratica nota come zoofagia. Talpe e mosconi erano apparentemente i più disgustosi, ma i suoi ospiti riferirono di pasti a base di pantera, coccodrillo e topo.

In unaltra occasione avrebbero mangiato a colazione (e offerto ai loro ospiti) topi croccanti dorati in pastella, costolette di pantera, pasticcio di rinoceronte, proboscide di elefante, coccodrillo, fette di testa di focena, lingua di cavallo e prosciutto di canguro. Secondo Augustus Hare, nella sua autobiografia The Story of My Life (1900), parlando di strane reliquie è il caso di menzionare il cuore di un re francese [forse Luigi XIV] conservato a Nuneham in uno scrigno dargento. Il dottor Buckland, guardandolo, esclamò: ‘Ho mangiato molte cose strane, ma mai finora il cuore di un ree, prima che qualcuno potesse impedirglielo, lo aveva già inghiottito e così la preziosa reliquia fu perduta per sempre”.

Per qualche tempo Buckland aveva osservato le enormi ossa della collezione Oxford provenienti dalla cava di ardesia di Stonesfield. Dopo la fine delle guerre napoleoniche, nel 1818, il leggendario anatomista e paleontologo barone Georges Cuvier si recò a Oxford per vedere questi straordinari giganteschi fossili. Cuvier li esaminò da vicino (specialmente la mascella con i denti da rettile, molti dei quali appena spuntati) e decise che erano i resti di unenorme lucertola. Buckland e il suo amico William Conybeare continuarono a chiamarlo l’“enorme lucertola, che Conybeare rese in greco con Megalosaurus, termine che utilizzò in modo informale nel 1822 in un articolo inedito destinato a essere pubblicato in uno dei volumi di Cuvier. James Parkinson pubblicò questo nome non ufficiale quello stesso anno, ma fortunatamente la sua pubblicazione non ebbe alcun impatto sulla storia della zoologia (accanto al nome non comparivano descrizioni o altre informazioni). Infine, il 20 febbraio 1824, Buckland presentò un documento sul megalosauro allincontro annuale della Società Geologica di Londra. In quello stesso incontro, Conybeare descrisse il primo plesiosauro, rinvenuto a Lyme Regis da Mary Anning. Pochi mesi dopo le descrizioni formali di Buckland (con illustrazioni delle ossa disegnate dalla moglie) apparvero nelle Transactions of the Geological Society of London, dando al megalosauro un riconoscimento ufficiale. Tuttavia, Buckland non gli assegnò un nome di specie e nel 1826 Ferdinand von Ritgen lo battezzò Megalosaurus conybeari. Questo nome non riuscì mai ad affermarsi e nel 1827 Gideon Mantell (v. Capitolo 2) lo battezzò Megalosaurus bucklandii, in onore delluomo che per primo lo aveva descritto scientificamente.

Buckland cercò di ricostruire laspetto dellanimale, ma aveva pochissimi elementi: solo una mascella e parte di un cranio, alcune ossa degli arti posteriori, ossa dellanca e parte della colonna vertebrale. Poiché tutti pensavano che si trattasse di unenorme lucertola, quasi tutte le ricostruzioni lo mostravano incedere su quattro enormi e tozzi arti. Analizzando la forma delle estremità posteriori, Buckland si rese conto che dovevano essere tenute in posizione verticale, quindi il megalosauro non venne ricostruito come una gigantesca lucertola strisciante ma come un animale con testa di rettile e corpo elefantino. Nella sua descrizione originale del 1824, Buckland seguì Cuvier nel suggerire una lunghezza di circa 12 metri e un peso equivalente a quello di un elefante alto circa 2 metri. Nella versione a stampa della sua conferenza, Buckland incrementò la stima della lunghezza tra i 18 e i 21 metri. Non era possibile in realtà essere precisi perché non erano state ritrovate le ossa della coda. Agli occhi di molti, lidea di un rettile con denti dallaspetto malvagio contrastava con linterpretazione letterale della Bibbia, con il leone che dimora accanto allagnello e tutti gli animali che vivono in pace prima della caduta di Adamo. Buckland era un naturalista abbastanza bravo da respingere la ridicola idea che, con quei denti affilati e taglienti, il megalosauro fosse vegetariano (idea riesumata dai creazionisti dei giorni nostri, i quali affermano che il tirannosauro si servisse dei propri denti affilati per aprire le noci di cocco). Invece, Buckland suggerì che Dio avesse assegnato al megalosauro un ruolo benigno: sbarazzarsi degli animali vecchi e malati per diminuire la quantità totale di sofferenza animale(sue testuali parole).

Nel 1842 Richard Owen aveva associato la scoperta del megalosauro ad altre due (iguanodonte e ileosauro) creando lunità tassonomica Dinosauria, e il pubblico cominciò a rendersi conto della varietà di enormi mostri estinti. Owen reclutò lo scultore Benjamin Waterhouse Hawkins per realizzare modelli a grandezza naturale di queste sorprendenti creature per la Grande Esposizione del 1854 da inserire tra le incredibili installazioni del Crystal Palace. Oggi chiunque può ammirarli al Crystal Palace Park di Sydenham.

Hawkins ricostruì il megalosauro secondo le istruzioni di Owen come un enorme predatore dalle dimensioni elefantiache, raffigurandolo talvolta nellatto di assalire esemplari più grandi di iguanodonti erbivori. Pur se grossolanamente imprecisi secondo gli standard moderni, tali modelli erano coerenti con lidea, allora corrente, che i dinosauri somigliassero a enormi lucertole a quattro zampe. Owen li concepiva come super-rettili, e i rettili moderni, assai più piccoli, erano i loro successori degenerati. Purtroppo allepoca non cerano abbastanza fossili per provare il contrario. Questi modelli furono tra i primi a portare alla coscienza del pubblico lesistenza dei dinosauri e suscitarono la prima ondata di dinomania”.

Il vero megalosauro

Dai tempi di Buckland e Owen, oltre cento esemplari di megalosauro si sono accumulati a Oxford, ma mancano ancora le ossa chiave per assemblare uno scheletro completo. In quanto primo dinosauro con questo nome, e in particolare il primo del genere dei teropodi, esso divenne una specie di archetipo del teropode, una sorta di enorme cestino della spazzaturatassonomico. Nel corso degli anni sono stati classificati come megalosauri svariate centinaia di esemplari di teropodi provenienti da tutto il mondo, dal Tibet alla Cina, dallIndia al Nord America. Sono stati coniati anche i nomi di decine di specie. Oggi la maggior parte dei paleontologi respinge lidea che questi fossili frammentari siano veri esemplari di Megalosaurus bucklandii, ma simili errori sono tuttora comuni nella letteratura sui dinosauri.

Dunque, quale era il vero aspetto del megalosauro? Il materiale originario mancava quasi totalmente di arti anteriori, della coda o della maggior parte della colonna vertebrale, e aveva solo frammenti del cranio, pertanto la sua ricostruzione era molto difficile. Nel 1859 fu descritto il piccolo dinosauro teropode compsognato (a noi familiare per aver ispirato il branco di piccoli dinosauri del secondo Jurassic Park) proveniente dal Calcare di Solnhofen, e il primo dinosauro evidentemente bipede entrò pertanto nella letteratura scientifica. Questo dinosauro era così piccolo che pochi pensavano di paragonarlo al megalosauro.

Nel 1870 alcuni operai che lavoravano nel Summertown Brick Pit, a nord di Oxford, scoprirono uno scheletro quasi completo di un altro grande dinosauro teropode. Esso venne rinvenuto nellOxford Clay, in giacimenti risalenti al Giurassico medio leggermente più antichi del Calcare di Taynton che ci ha dato il megalosauro. A causa della sua forte somiglianza con la specie di Buckland, fu inizialmente classificato col nome di Megalosaurus bucklandii, ma alla fine fu battezzato Eustreptospondylus. Questo scheletro era sufficientemente completo da dare ai paleontologi unidea delle giuste proporzioni e della postura del megalosauro. John Phillips, lo scienziato che per primo descrisse leustreptospondilo (allora chiamato megalosauro), ben presto riorganizzò i fossili del megalosauro oxfordiano nella giusta posa bipede, tenuta in posizione da fogli di cartone. Negli anni tra il 1870 e il 1880, la scoperta di scheletri completi di allosauri nel Nord America confermò ulteriormente la postura bipede e le strutture degli arti dei più piccoli dinosauri teropodi. Oggi la maggior parte dei fossili originali di Buckland sono esposti allOxford Museum of Natural History di Oxford, nella giusta posizione.

Oggi conosciamo molti altri tipi di megalosauri, diversi dei quali con scheletri abbastanza completi. Forti di questa conoscenza, possiamo ricostruire il megalosauro con un discreto grado di attendibilità: era lungo circa 7 metri e pesava circa 1,1 tonnellate. Gli abitanti della zona di Stonesfield Slate vivevano assieme ad altri grandi teropodi, alcuni sauropodi e il possibile pterosauro Rhamphocephalus sulle rive delle grandi vie marine giurassiche che solcavano la maggior parte dellInghilterra meridionale.

I parenti stretti del megalosauro includono diversi altri megalosauridi europei (come leustreptospondilo dellInghilterra, il Wiehenvenator della Germania, e un altro genere frammentario noto come Duriavenator, rinvenuto in rocce assai più antiche, risalenti al Giurassico medio, del Dorset, in Inghilterra). Il parente più prossimo del megalosauro era il megalosauro torvosauro, analogo per dimensioni al tirannosauro, proveniente da strati geologici del Giurassico superiore in Portogallo e dalla Formazione Morrison del Colorado. Tra i parenti più lontani includiamo le Afrovenatorinae, che si rinvengono per lo più nelle rocce giurassiche dellEuropa e dellAsia, e lAfrovenator stesso, che come indica il nome proviene dallAfrica.

I megalosauri apparentemente subirono una significativa radiazione evolutiva nel Giurassico medio, diffondendosi in tutti i continenti che un tempo costituivano il supercontinente di Pangea. In quellepoca, tuttavia, affrontarono la concorrenza degli allosauri del Nord America e degli spinosauri e affini in Africa e in Europa. Lintera radiazione dei megalosauri sembra essersi esaurita alla fine del Giurassico, con la sola eccezione degli spinosauri cretacici.

Il megalosauro, primo dinosauro ad essere scoperto e battezzato come tale, ha aperto le porte al vero mondo giurassicodei rettili giganti che un tempo dominavano il pianeta. Ma il megalosauro in quanto tale rimase sempre incompleto, mal interpretato e mal ricostruito, e quasi perseguitato dallappellativo di Scrotum humanum”.


Donald R. Prothero è un ricercatore di Paleontologia e Geologia. Insegna Scienze geologiche alla State Polytechnic University della California, a Pomona, e lavora come ricercatore al Museo di Storia Naturale di Los Angeles. Fossili fantastici e chi li ha trovati. La storia dei dinosauri in 25 scoperte straordinarie è il primo tra i suoi libri a essere tradotto in Italia.

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