Un ottimo fumettista è deceduto poco tempo fa e questo articolo è pensato per ricordarlo, ma anche per provare a dire il perché fosse unico. Si chiamava Tuono Pettinato.
In copertina un disegno dello stesso tuono pettinato
di Adriano Ercolani
Dal 14 giugno, gran parte del mondo del fumetto italiano permane in uno stato di sgomento e cordoglio, in seguito alla prematura morte di Andrea Paggiaro, in arte Tuono Pettinato, scomparso ad appena quarantacinque anni.
Come è stato sottolineato da più voci, il sentimento di perdita collettiva è stato profondo e autentico, restituendo, per una volta, la visione di una comunità artistica nazionale unita in un ricordo condiviso.
Gli articoli, i post, i video in ricordo dell’artista pisano sono apparsi tutti sinceri e toccanti, a parte pochissimi sciocchi bastian contrari di professione, affrancandosi dalla retorica urtante di routine che ci affligge inesorabilmente in questi casi, perfettamente fotografata da un altro noto fumettista, Zerocalcare, in una sua striscia definitiva sul tema (Quando muore uno famoso).
I motivi di questa commovente ondata d’affetto, pervasa da un pudore sempre più raro nell’era dei social, appaiono come un tributo doveroso all’intelligenza dell’autore: se da un lato molti hanno celebrato la proverbiale, innegabile, gentilezza d’altri tempi di Tuono, facendone una sorta di tenerissima icona della bontà, altri (tra cui il sottoscritto) hanno sottolineato come la sua ironia fosse affilata, il suo sarcasmo spietato, il suo stile uno sberleffo continuo alla retorica e alle convenzioni del linguaggio.
In un certo senso, ci aveva educato per anni, con acume quasi profetico, ad affrontare nella maniera più corretta la notizia (purtroppo non sconvolgente per noi pochi che conoscevamo le sue condizioni di salute) della sua dipartita.
Tuono era tutto il contrario del santino nerd che rischia di diventare, anzi la morte e l’odio sono stati tra i temi prediletti della sua produzione.
Fu proprio lui a parlare di “maledizione della gentilezza” e a donarci un aforisma degno per nitore di un moralista francese: “La cortesia è la forma più raffinata di sadismo”.
-->Chi scrive ha avuto il privilegio di conoscere Andrea abbastanza da potersi definire un suo amico, ma in questa sede più che condividere aneddoti personali (come ho fatto sul numero di luglio di Linus o in un’intervista per Letture Metropolitane) vorrei parlare della sua importanza come autore di fumetti.
Come ha scritto sulla sua bacheca Facebook un amico, anzi un “Superamico”, di Tuono, un autore diversamente ma ugualmente geniale come Maicol&mirco: “Da giorni piango non Andrea, ma Tuono Pettinato…non solo oggi piango Andrea, ma anche Bastardi da Guerra (NdC: un’opera che Tuono non è riuscito a terminare). È come salutare Andrea Pazienza sapendo che Pompeo non è mai uscito e mai uscirà. Muore un amico e piango i suoi fumetti”.
Parliamo di un artista che è stato, giustamente, ricordato alla Camera dei Deputati in un intervento ad hoc dell’onorevole Sensi come «uno degli intellettuali più rilevanti di questa nostra stagione» e che lo stesso Ministro della Cultura Franceschini ha ricordato come “un autore brillante” e generoso (per il suo contributo al bel progetto Fumetti nei Musei).
Non accade spesso che un fumettista scomparso venga riconosciuto nei luoghi e dagli esponenti delle istituzioni. E, soprattutto, che riceva una celebrazione congiunta da parte del potere politico e dalla cultura underground, da ministri del governo Draghi e da militanti della sinistra radicale, da youtuber nerd e da intellettuali impegnati, da prestigiose case editrici (per le quali non aveva pubblicato) come Adelphi e da storiche radio libere come Radio Onda Rossa.
Qual è, dunque, l’unicità di Tuono Pettinato?
Per iniziare a introdurre, a chi magari non lo conosce, l’importanza e la peculiare personalità autoriale di Tuono Pettinato, partirei proprio dal confronto con i suoi principali compagni di avventure, i Superamici.
I Superamici, un collettivo di fumettisti fondato nel 2008, hanno rappresentato una delle realtà più interessanti del fumetto italiano degli ultimi 20 anni: composta da Ratigher, Dr.Pira, LRNZ, Maicol&Mirco e, appunto, Tuono Pettinato, la compagine riuniva alcuni degli autori più geniali della loro generazione. Autori profondamente diversi, ma uniti da una grande coesione formale e da uno spirito intellettuale libero e provocatorio, tendente ai due poli del nonsense e della alla riflessione filosofica (spesso proponendo la seconda mascherata dal primo).
Ecco una brevissima descrizione di questi artisti, tra i più stimati (e spesso premiati) del panorama artistico contemporaneo nazionale.
Il già citato Maicol&mirco (all’anagrafe Michael Rocchetti) ha raggiunto una indubbia popolarità negli ultimi anni grazie ai suoi formidabili Scarabocchi, ovvero delle tavole su sfondo rosso sangue in cui dei personaggi, solo apparentemente abbozzati, riflettono sul senso della vita in memorabili dialoghi ispirati a una sorta di nichilismo zen, da cui è possibile estrarre aforismi che sembrano scritti da Giacomo Leopardi (se si fosse reincarnato in un punk). Il Dr.Pira (all’anagrafe Maurizio Piraccini), campione dell’umorismo surreale e dei fumetti “disegnati male”, che in libri dai titoli mirabolanti quali Gatto Mondadory nella valle dei cugini, Super Relax e La vera storia dell’hip-hop opera una radicale decostruzione delle convenzioni del linguaggio; Ratigher (all’anagrafe Francesco D’Erminio), attuale direttore editoriale di Coconino Press, forse il narratore più formalmente solido dei cinque, dall’ispirazione ferocemente esistenzialista, di cui ricordiamo Trama e Le ragazzine stanno perdendo il controllo. La società le teme. La fine è azzurra. LRNZ (all’anagrafe Lorenzo Ceccotti), indubbiamente il più versatile e graficamente spettacolare del gruppo, che come autore di fumetti è noto principalmente per la complessa allegoria socio-esoterica di Golem; Tra tutti loro, Tuono Pettinato emergeva come l’autore senza dubbio più classico e colto (almeno nei riferimenti immediati).
Classico per il segno limpido, netto, essenziale, una linea più che chiara, chiarissima, immediatamente riconoscibile con pochi tratti distinti.
Colto, e raffinato, non solo per l’erudizione enciclopedica, ma anche per la capacità di saper estrarre, nella vastissima mole di informazioni a disposizione, i personaggi più intriganti e le storie più assurde. Più che un nerd, Tuono era tecnicamente un geek, ma in realtà aveva un respiro da consapevole intellettuale postmoderno.
Chiunque abbia avuto il piacere di conversarci almeno una volta può testimoniare come Tuono sapesse spaziare nell’arco di una battuta da Juan Rodolfo Wilcock a G.G.Allin, da Bataille ai Cannibal Corpse (meritoriamente menzionati da Ratigher nella sua orazione funebre).
Lo stesso nome de plume, sul quale forse chi legge si sta interrogando dalla prima occorrenza, è una dotta citazione da uno dei racconti-manifesto di Jorge Luis Borges: La Biblioteca di Babele, complessa allegoria gnostica dell’incomprensibilità del cosmo, da cui è tratta la memorabile citazione «È inutile osservare che il volume migliore dei molti esagoni che amministro s’intitola “Tuono pettinato”.»
Ma c’è molto di più: le sue storie traboccano erudizione, per quanto gestita con una leggerezza magistrale. Pensiamo ai suoi contributi per Hobby Comics, la rivista dei Superamici, in cui è stato in grado di creare avventure da un mero gioco di parole (L’Autostrada del Solo, Matisse Reloaded, Quattro funerali e un funerale e Il sonno dei mostri genera ragione); o alla sua rubrica Tippi Tuesday su Fumettologica in cui proponeva gemme umoristiche come Natale nella Rue Morgue, in cui E.A.Poe ci spiega il mistero del Natale, o un’altra in cui mostrava i difficili esordi letterari di Omero.
Eppure, accanto a queste dotte parodie, Tuono poteva creare storie esilaranti dedicate a Morgan, a Carlo Conti, a Shia Labeouf.
Nella sua vasta e dispersiva produzione (rovescio iperattivo del suo essere Il Magnifico Lavativo, come dal titolo del volume autobiografico pubblicato per Topipittori nel 2011), Tuono, come lamentava Maicol&mirco, non è riuscito a consegnarci il suo capolavoro annunciato, Bastardi da Guerra, ma ci ha donato comunque centinaia di pagine straordinarie, pregne di guizzi umoristici (amavo definirlo “il campione del mondo di calembour”), di citazioni dottissime, spesso anche di poetica commozione.
Innanzitutto, ricordiamo le sue opere di divulgazione culturale e comunicazione scientifica: le biografie a fumetti Galileo! Un dialogo impossibile (su testi di Francesca Riccioni, Nadia Ioli Pierazzini e Vittoria Balandi per Felici Editore nel 2009), Garibaldi. Resoconto veritiero delle sue valorose imprese, ad uso delle giovani menti (Rizzoli Lizard, 2010) ed Enigma. La strana vita di Alan Turing (del 2012, anch’esso con Francesca Riccioni, con la quale firmerà anche Non è mica la fine del mondo, sempre per Lizard nel 2017).
L’approccio alle grandi figure storiche di Tuono è pieno di rispetto ma anche molto libero: da un lato assolve perfettamente allo scopo divulgativo (i libri ebbero notevole diffusione e successo nei licei), dall’altro opera una sofisticata opera di decostruzione parodistica della retorica successiva che copre, come polvere sui busti, l’ispirazione vitale di queste grandi figure.
Una considerazione a parte merita il libro dedicato ad Alan Turing: è veramente toccante il pudore con cui il disegnatore ha narrato l’epilogo tragico e straziante della vicenda del genio inglese, restituendo tutta la poesia fiabesca del gesto simbolico che ha suggellato il suo suicidio (il celebre morso alla mela avvelenata poi omaggiato da Steve Jobs nel logo della Apple).
Stesso pudore che ritroviamo nella narrazione, ancora più fiabesca e sublimata, della morte di Kurt Cobain in Nevermind (Rizzoli Lizard, 2014), opera in cui si ritrovano alcuni dei tòpoi meno superficialmente registrabili delle narrazioni tuonesche: il potere redentivo della musica, la trasfigurazione nel gioco infantile, l’innocenza esiliata in un mondo cupo e crudele.
Probabilmente, Tuono Pettinato era l’unico autore in grado di raccontare la vicenda tragica, straconosciuta, deformata dai pettegolezzi e dilaniata dei media, dell’ultima grande icona generazionale a livello globale, con quella misura, con quel rispetto, con quel pudore, con quello sguardo poetico, equidistante dall’agiografia maudit quanto dalle consolatorie narrazioni mainstream.
Ecco come, con semplice quanto perentoria lucidità, Tuono ha testimoniato il valore simbolico della parabola dei Nirvana: “«… la loro risposta di ribellione non aveva né slanci epici, né proclami idealisti. Era l’urlo sgraziato e spontaneo della rabbia, il lamento dell’angoscia… E per reazione all’etica del profitto e della produttività, al posticcio ottimismo anni ottanta, furono il sarcasmo e l’apatia l’antidoto per restare umani».
Morte, innocenza, una figura quasi cristica immolata sull’altare dello sciacallaggio dei media: tutti temi che verranno portati al massimo livello di consapevolezza formale in quella che, probabilmente, l’opera più riuscita e significativa di Tuono: Corpicino (gRRRzetic, 2013), manifesto artistico contro la pornografia del dolore. Fin dal titolo (la più odiosa e ipocritamente voyeuristica delle espressioni della cronaca nera) si allude alla tragedia di Vermicino, ricordata recentemente per il triste anniversario, primo grande caso di spettacolarizzazione mediatica della morte di un bambino. Se Francesco Bianconi, in Alfredo dei Baustelle, ardisce interpretare i pensieri in prima persona della giovanissima vittima, facendone un toccante correlativo oggettivo degli anni di piombo, Tuono Pettinato affronta la questione dal punto di vista antropologico: non a caso, uno dei protagonisti si chiama Renato Giraldi, omaggio a Renè Girard che ai legami tra violenza e sacro ha dedicato celebri saggi.
Se nella narrazione principale l’autore esprime tutto il suo disprezzo per il grottesco teatrino mediatico, anticipando con sardonica efferatezza satirica la deriva a venire dei social, il suo genio comico si rivela in un escamotage geniale: per tutto il libro appare una striscia rossa continua in fondo alle pagine in cui, come in un costante aggiornamento stile Sky24, Tuono si sbizzarrisce in innumerevoli iperboli, dissacranti paradossi, giochi di parole degni di Ennio Flaiano per inchiodare alla loro stupidità i titoli a effetto delle news televisive, specchio della miseria culturale della comunicazione di massa italiota.
Ecco alcuni esempi: “Muore all’età di 89 anni l’amatissimo caratterista Ciccio Settegalosce, un classico intramontabile della commedia italiana. Tra le sue interpretazioni più memorabili l’esilarante nonno misogino in Te lo do io il femminismo, il generale arteriosclerotico in La battaglia di Nonmircordo e la suora scoreggiona di Tutti pazzi in sagrestia”/ “Azienda brianzola seleziona cinquanta interinali per lotte feudali esternalizzate nell’Estremo Oriente. Possibilità di avanzamento di carriera”/”Ennesimo trionfo del Made in Italy Oltralpe: nella quasi totalità degli eccidi tra gang del narcotraffico, la manodopera italica è determinante per tenere alti gli standard qualitativi. Ancora una volta l’italian touch nel mondo miete raffiche di consensi”/”Procede labirintico l’iter giuridico dell’omicida bipolare di Gallarate. Dopo aver per tre volte ricusato e riassunto il suo avvocato difensore, i due convolano felicemente a nozze”/”Inviando un euro al numero in sovraimpressione puoi aiutare una ricca multinazionale della telefonia a ripulire la sua immagine pubblica tramite una posticcia operazione di beneficenza”.
Accanto, però, alle opere più celebrate da critica, pubblico e addetti ai lavori, come quelle menzionate, vorrei ricordare una solo apparentemente minore: L’Odiario (GRRRz, 2016), che iniziava con la frase “Tutti i fumetti nascono da una crisi. Questo fumetto ne documenta una”.
In questo libro, apparentemente giocoso e autoironico, emerge il Tuono che chi aveva il privilegio di frequentare conosceva bene: lontano dal tenero teddy bear coccolato dai fan alle fiere a colpi di Estathe (sua bevanda d’elezione), Andrea quando ti accordava confidenza si trasformava in un ferocissimo critico di tutto ciò che lo circondava. E, date le sue doti di battutista eccezionale, sembrava di conversare con un giovane Woody Allen con l’accento toscano e le immancabili magliette di gruppi di death metal.
Basti dire che in allegato al libro c’erano in dono alcuni adesivi, tra cui un ritratto di Emil Cioran che sancisce: “È in mezzo a paesaggi troppo belli che avvertiamo tutto il nostro marciume e siamo insoddisfatti del cadavere che ci trasciniamo dietro.”.
E Cioran è proprio protagonista di divertentissime storie inserite all’interno della storia principale (fondamentalmente uno sfogo dell’autore nei confronti di chi si approfittava della sua “proverbiale bonarietà”), accanto a numi di riferimento quali Byron, Swedenborg, Balzac, Alice Cooper, perfino Sergio Citti, tutti i maestri del disprezzo e del disgusto, fino a un paginone dedicato al palenteologo Philippe Taquet che proclama: “L’humanité est merde!”. Cicerone, anzi Virgilio in questo viaggio nella Ombra di Tuono è Alfredo Verde, criminologo che ebbe l’intuizione di inserire Corpicino come testo universitario per i suoi allievi.
Tuono negli ultimi anni aveva declinato il suo talento su pubblicazioni più pop (We are the Champions dedicato al gruppo rock The Queen e il resoconto di un viaggio in Giappone Made in Japan, entrambi con Dario Moccia), ma non tralasciava l’impegno (la metafora della guerra partigiana in Bandierine. Tutta una storia di resistenze, curata con Stefano Gallo per Barta nel 2015), la divulgazione scientifica (OraMai per la pubblicazione del CERN Comic&Science) e le opere da autore unico, come la favola felina del gatto nomade Chatwin. Gatto per forza, randagio per scelta (Rizzoli Lizard, 2019).
Tantissimi erano i progetti che erano ancora in ballo, tante opere che il suo tratto inconfondibile e il suo garbo formale avrebbero reso senza dubbio godibili e intriganti: solo con il sottoscritto da tempo si vagheggiava di fare due libri, uno libro ispirato alle visioni di Swedenborg e William Blake, un altro invece dedicato alla versione fumettistica delle canzoni dei The Smiths. Quest’ultima idea fu consacrata dalla consegna a Morrissey, durante un concerto romano, di un enorme accendino con la fiamma immensa disegnato da Tuono con la scritta: “There is a lighter that never goes out!”. Ma certamente erano molte altre le persone con cui aveva progetti, idee, possibili collaborazioni in piedi; anche perché era tanto sfaticato quanto velocissimo, in prossimità delle consegne si trasformava da “magnifico lavativo” a infaticabile stakanovista.
Racconto solo questo aneddoto: anni fa accettò “volentierone” (come usava dire) di realizzare delle illustrazioni per Happy Diaz di Massimo Palma, un libro coraggioso e intelligente sui fatti di Genova 2001, ristampato da Castelvecchi in una versione aggiornata in occasione del ventennale di una delle più grandi vergogne del nostro paese.
Palma riesce in un’impresa apparentemente bizzarra, che poi si rivela illuminante: raccontare la settimana delle proteste del G8 di Genova 2001 attraverso le canzoni dei gruppi di Manchester degli anni ‘80 e i personaggi del romanzo L’uomo che fu Giovedì di G.K.Chesterton. Una idea così originale, che riassumeva tutte le sue passioni (musica underground, uno scrittore amato dal “suo” Borges e impegno controculturale), non poteva che destare entusiasmo in Tuono, il quale propose di offrire ben tredici ritratti per illustrare il libro, sommando a quelli dei frontman dei gruppi mancuniani uno, il cui originale conservo gelosamente, del grande scrittore inglese.
Una splendida idea!
Solo che la scadenza si avvicinava e Tuono non si faceva sentire. Massimo, persona di raro tatto, mi chiedeva, data la mia maggiore confidenza, di sondare il terreno: Tuono ogni volta mi rispondeva “Tranquillo, Conte”, (m’appellava con un mio antico pseudonimo), “li faccio volentierone”.
E infatti li ha fatti. Tutti e tredici. Esattamente la notte prima di andare in stampa.
Come ci siamo detti con il Dottor Pira il giorno dopo della sua scomparsa: più che essere tristi della sua dipartita, dobbiamo essere contenti per avere avuto il privilegio di averlo conosciuto.
Adriano Ercolani (Roma, 1979) Si occupa da oltre vent’anni dei rapporti tra cultura occidentale e orientale, esplorandone le diverse manifestazioni artistiche. Tra i fondatori deI movimento internazionale Inner Peace, collabora al progetto filosofico Tlon e pubblica regolarmente interventi e approfondimenti su numerose testate (tra cui Linus, Blog del Fatto Quotidiano, minima& moralia).
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