Lungotermisti: degli statisti senza Stato



Una filosofia dal sapore autoassolutorio di moda tra le élite del mondo occidentale rischia di distrarci dai rischi attuali in favore di pericoli immaginati nel futuro.


In copertina, Carmine Calvanese, Fallo anche tu (1997) – Catarifrangenti su legno – Asta Pananti in corso

“Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alle prossime generazioni” è una frase attribuita ad Alcide De Gasperi, ma ora che di statisti non se ne vede ombra, si può reinterpretare per descrivere chi aspira a fare lo statista senza Stato, ma grazie ai capitali.

Così come ci sono persone che credono che un giorno verrà l’Apocalisse, i nuovi pessimisti con base a Oxford predicano che un giorno l’AI ci dominerà e seppellirà perché è – per loro – un “rischio esistenziale”, nel senso che potremmo essere l’ultima generazione ad esistere. In tal modo, precluderebbe permanentemente la nascita di molti miliardi di altre persone, senza però riflettere sulle contromisure che potremmo mettere in atto.

È da anni che ci provano (Peter Singer, Toby Ord et al.), è iniziata chiamandosi “altruismo efficace”, mettendo al centro una teoria etica, l’utilitarismo sviluppata da Jeremy Bentham e John Stuart Mill, che a prima vista sembra condivisibile: salvare o migliorare la vita del più alto numero di persone possibili, in qualsiasi luogo si trovino sulla Terra.

Per raggiungere tale obiettivo, si può chiudere un occhio su come si guadagnano i fondi (spesso violando l’integrità morale) per poi donare ai più bisognosi (con criteri molto soggettivi e di dubbia equità). Da questa corrente di pensiero, spostandosi dal luogo al tempo, è nato anche grazie al filosofo transumanista Nick Bostrom il termine lungotermismo, ossia l’equo valore da affidare a qualsiasi essere umano, sia quello vissuto nel passato sia quello che verrà in futuro, che come gruppo conterà di più in quanto più numeroso.

Ora hanno influenzato il pensiero dell’élite, delle persone tra le più ricche del mondo, e così hanno raccolto molti fondi per rafforzare il proselitismo delle loro idee.

L’idea di base ha un forte presupposto morale: evitare che con l’AI (o con le altre invenzioni e scoperte) si estingua il genere umano, mettendo a rischio le prossime generazioni, che si immagina composta da molti miliardi di persone. Un punto di estrema attenzione è che dato che le persone saranno più numerose di noi in futuro, ne deriva che la loro salvaguardia è più importante di noi, ossia di chi vive ora.

Pertanto, i rischi attuali o immediati, per esempio pandemie, inquinamento, innalzamento delle acque, etc. non sono pericoli che richiedono un intervento urgente – perché non minacciano l’intera umanità – quindi possono passare in secondo piano rispetto all’imperativo morale di proteggere le future generazioni. E così si dà il via a investire nei viaggi planetari, e altre simili amenità, per garantire ai suddetti un piano per viaggiare nello spazio.

Carmine Calvanese, Fallo anche tu (1997) – Catarifrangenti su legno – Asta Pananti in corso

Peccato che il destino degli esseri umani è solo sulla Terra. Dobbiamo riconoscere e ammettere che non riusciremo a vivere fuori nell’universo, potremmo anche inventare sistemi per mandare l’essere umano su altri pianeti, per esempio Marte, dove morirà non potendo tornare indietro. Potremmo anche inventare razzi che viaggino alla velocità della luce, ma dobbiamo capire che, per la nostra natura, lo spazio è un ambiente inospitale per noi. Abbiamo bisogno di alimentazione continua di ossigeno, acqua e molto altro. E ci si deve proteggere da molte minacce (temperature, raggi UV, X, radioattività etc.), inoltre abbiamo bisogno della gravità, altrimenti il nostro corpo va in frantumi. L’universo è adatto alle macchine, se proprio vogliamo esplorarlo dobbiamo lasciare il corpo sulla Terra e far viaggiare solo la nostra mente.

Eppure, continuano a sottovalutare gli enormi problemi quotidiani e a pensare a un piano B e altri progetti per le prossime generazioni considerate, sempre secondo il loro metro di giudizio arbitrario, come un “bene superiore”, di fatto ritengono che le risorse per questi problemi non debbano essere sperperate e che sia una sciagura immorale non pensare ai posteri. Per sdrammatizzare, Woody Allen con la sua proverbiale sagacia avrebbe aggiunto: cosa hanno fatto i posteri per me?”

Pensare ai problemi che potrebbero arrivare in futuro, sacrificando le risorse per risolvere i problemi correnti (come i diritti fondamentali all’assistenza sanitaria o all’alloggio) è preoccupante perché quest’idea potrebbe essere usata per giustificare qualsiasi trade off. Ma il futuro non può essere isolato dal presente, anzi, emerge dalle nostre decisioni collettive. Eventuali problemi del futuro saranno determinati dal modo in cui implementiamo le risposte adesso.

Per raggiungere una posizione più equilibrata, bisogna salvare anche l’IA dai suoi più fanatici evangelisti, perché recano un grande danno alla causa sminuendo le preoccupazioni reali, e rivalutare l’equilibrio tra i benefici, limiti e rischi.

È evidente che quando si parla di lungo periodo si tratta di temi escatologici, in altri termini una dottrina che studia il destino degli esseri umani. E così alcuni studiosi anche con grande seguito in ambito scientifico si spingono nel definire, o addirittura a condizionare e influenzare – con le loro ampie dotazione economiche – il processo politico contro qualsiasi rischio che ritengano esistenziale, e quindi il destino dell’umanità. A proposito di futuro, è opportuno ripensare agli insegnamenti di un vero statista come Gandhi, prima di proseguire sul nostro destino: «Le cose in cui credi diventano i tuoi pensieri, i pensieri si trasformano in parole, le parole in azioni, le azioni in abitudini e quindi in valori: e alla fine della catena, i valori diventano il tuo destino».


CHI HA SCRITTO QUESTO ARTICOLO HA PREFERITO RIMANERE ANONIMO per motivi professionali. LA Redazione ha comunque vagliato attentamente la sua competenza in materia.

0 comments on “Lungotermisti: degli statisti senza Stato

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *