Perché parlare a noi stessi in terza persona ci rende migliori



Spesso è considerato un gioco retorico per narcisisti, un modo per parlare dandosi troppe arie, eppure uno studio scientifico dimostra che ragionare in terza persona è utile, ci aiuta a “distaccarci” e prendere decisioni migliori.


In copertina: Robert Rauschenberg

(Questo testo è la traduzione italiana di un articolo precedentemente uscito su Aeon)


di David Robson

Attribuiamo a Socrate l’intuizione che “la vita senza ricerca non vale la pena di essere vissuta” e che “conoscere se stessi” è la vera via della saggezza. Ma c’è un modo giusto, e altri sbagliati, di procedere con l’auto-riflessione? 

Il semplice rimuginare – il far girovagare le preoccupazioni nella nostra testa – non è la scelta giusta. È probabile che ci paralizzerà in un solco fatto di pensieri, immergendoci in emozioni che potrebbero portarci fuori strada. Una ricerca psicologica ha dimostrato che le persone inclini a rimuginare spesso prendono decisioni errate se messe sotto pressione, e hanno molte più probabilità di cadere in depressione.

La ricerca scientifica suggerisce invece di adottare un antico metodo retorico – utilizzato da persone del calibro di Giulio Cesare – conosciuto come “illeismo” – ovvero parlare di sé in terza persona (il termine fu coniato nel 1809 dal poeta Samuel Taylor Coleridge dal latino ille che significa “lui, quello”). Per esempio, in una discussione avuta con un amico, potrei cominciare a pensare a me stesso in questi termini: “David si sentiva frustrato perché…”. L’idea è che questo piccolo cambiamento di prospettiva possa cancellare la nebbia emotiva, permettendo di andare oltre i pregiudizi.

Gran parte della ricerca ha già dimostrato che questa forma di pensiero in terza persona può migliorare temporaneamente il processo decisionale. Una pubblicazione apparsa su PsyArXiv ha recentemente sottolineato come questo può anche portare benefici a lungo termine alla riflessione e alla regolazione emotiva. I ricercatori sostengono che è “la prima prova che i processi cognitivi e affettivi legati alla saggezza possono essere regolati ed “educati” nella vita quotidiana”.

I risultati sono il frutto di un’idea dello psicologo Igor Grossmann, dell’Università di Waterloo, in Canada, il cui lavoro sulla psicologia della saggezza è stato una delle ispirazioni del mio recente libro sull’intelligenza e su come possiamo riuscire a prendere decisioni migliori.

L’obiettivo di Grossmann è quello di costruire una solida base sperimentale per lo studio della saggezza, da tempo considerata un’idea troppo vaga per essere sottoposta a indagine scientifica. In uno dei suoi precedenti esperimenti, però, il ricercatore ha stabilito che è possibile misurare un ragionamento saggio e che, un po’ come si fa per il QI, i punteggi ottenuti dalle persone hanno, effettivamente, un valore sperimentale. Grossmann ci è riuscito chiedendo ai partecipanti di discutere un dilemma personale o politico, che ha poi valutato mediante vari elementi del pensiero che sono da spesso considerati cruciali per la saggezza, tra cui: l’umiltà intellettuale; saper assumere il punto di vista degli altri; riconoscere l’incertezza; avere la capacità di cercare un compromesso. Grossmann scoprì che questi punteggi erano di gran lunga migliori dei test di intelligenza per prevedere il benessere emotivo e relazionale – fino a sostenere che la saggezza, così com’era definita da queste qualità, è un dispositivo che determina il modo in cui affrontiamo le sfide della vita.

Lavorando con Ethan Kross all’Università del Michigan negli Stati Uniti, Grossmann ha anche cercato dei modi per migliorare questi punteggi – con alcuni esperimenti sorprendenti che dimostrano il potere dell’illeismo. In una serie di esperimenti di laboratorio, hanno scoperto che le persone tendono a essere più umili e più disponibili a considerare altre prospettive, quando si chiede loro di descrivere i problemi in terza persona.

Immaginate, ad esempio, di discutere con il/la vostr* partner. Adottare una prospettiva in terza persona potrebbe aiutarvi a riconoscere il suo punto di vista o ad accettare i limiti della vostra comprensione del problema in questione. Oppure immaginate di prendere in considerazione la possibilità di cambiare lavoro. Prendere una prospettiva a distanza potrebbe aiutarvi a valutare i benefici e i rischi del trasferimento in modo più spassionato.

Questa ricerca prendeva in considerazione solo degli interventi a breve termine, ma non era chiaro se un ragionamento più saggio sarebbe diventato un’abitudine a lungo termine grazie una pratica regolare dell’illeismo.

Per scoprirlo, l’ultimo gruppo di ricerca di Grossmann ha chiesto a quasi 300 partecipanti di descrivere una situazione sociale impegnativa, mentre due psicologi indipendenti hanno assegnato loro un punteggio sui diversi aspetti della saggezza (umiltà intellettuale, ecc.). I partecipanti hanno poi dovuto tenere un diario per quattro settimane. Ogni giorno, dovevano descrivere una situazione che avevano appena vissuto, come un disaccordo con un collega o una qualche brutta notizia. La metà è stata invitata a farlo in prima persona, mentre gli altri sono stati incoraggiati a descrivere gli eventi mediante una prospettiva in terza persona. Alla fine dello studio, tutti i partecipanti hanno ripetuto il test del buon senso.

I risultati di Grossmann erano esattamente come sperato. Mentre i partecipanti del primo gruppo non hanno mostrato alcun cambiamento complessivo nel loro punteggio di saggezza, quelli che hanno usato l’illeismo hanno migliorato la loro umiltà intellettuale, la capacità di mettersi nei panni degli altri e la capacità di trovare un compromesso.

Un’ulteriore fase dello studio ha suggerito che questa nuova saggezza si è tradotta anche in una maggiore regolazione e stabilità emotiva. Dopo aver terminato le quattro settimane di diario, i partecipanti dovevano prevedere come i propri sentimenti di fiducia, frustrazione o rabbia per un membro della famiglia o un amico stretto potessero mutare nel corso del mese successivo – poi, terminato il mese, hanno riferito come sono andate effettivamente le cose.

In linea con altri lavori sulla “previsione affettiva”, le persone hanno sovrastimato le loro emozioni positive e sottovalutato quelle negative. Al contrario, coloro che avevano tenuto un diario in terza persona erano stati più precisi. Uno sguardo più attento ha rivelato che i loro sentimenti negativi, nel complesso, si erano smorzati, ed è per questo che le previsioni positive si sono dimostrate più accurate. Sembra che la maggiore saggezza gli abbia permesso di trovare dei modi migliori per affrontare le situazioni.

Trovo questi effetti emotivi e relazionali affascinanti, considerando il fatto che l’illeismo è spesso considerato un gioco infantile. Basti pensare a Elmo, nel programma televisivo per bambini Sesame Street, o all’irritante Jimmy della sitcom Seinfeld – modelli che difficilmente potremmo mai considerare esempi di saggezza. Anzi, parlare in terza persona si può considerare il sintomo di una personalità narcisistica – l’esatto contrario della saggezza. Dopo tutto, Coleridge credeva che fosse uno stratagemma per nascondere il proprio egoismo: basti pensare ai critici del presidente degli Stati Uniti che sottolineano come spesso Donald Trump si riferisca a se stesso in terza persona. Chiaramente, i politici possono usare l’illeismo per scopi puramente retorici ma, se viene applicato a una riflessione reale, sembra che sia un potente strumento per un ragionamento più saggio e accurato.

Come sottolineano i ricercatori, sarebbe interessante vedere se i benefici si applicano ad altre forme di decisione, oltre ai dilemmi personali esaminati nello studio di Grossmann. E c’è ragione di pensare che potrebbe essere così. Esperimenti precedenti hanno dimostrato, ad esempio, che rimuginare porta a scelte peggiori nel gioco del poker (e per questo motivo i giocatori esperti assumono un atteggiamento distaccato, emotivamente distanziato), e che una maggiore consapevolezza e regolazione emotiva può migliorare le performance sul mercato azionario.

Nel frattempo, il lavoro di Grossmann continua a dimostrare che il tema della saggezza è degno di un rigoroso studio sperimentale – con potenziali benefici per tutti noi. È notoriamente difficile aumentare l’intelligenza attraverso l’educazione, ma questi risultati suggeriscono che un ragionamento più saggio e un migliore processo decisionale sono alla portata di chiunque.


David Robson è un giornalista scientifico specializzato in scienze cognitive, e comportamento umano. Scrittore di lungometraggi per la BBC, il suo primo libro è The Intelligence Trap: Why Smart People Do Stupid Things and How to Make Wiser Decisions (2019). 

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