Perché sei maschilista


Se i #metoo e le attrici del caso Weinstein ti irritano senza sapere perché, il motivo potrebbe essere che non vuoi rinunciare al potere che hai inconsapevolmente ereditato.


di Francesco D’Isa

Hai sempre pensato che i gatti, quando attraversano la strada e rimangono immobili davanti a una macchina, siano degli idioti. In seguito hai scoperto che il mondo di un felino è diverso dal tuo, e che quel che per te è un faro nella notte per lui è un’esplosione di luce, senza limite né direzione.

Allo stesso modo non hai mai avuto troppa simpatia per le attrici, soprattutto quelle che reputi poco brave. Come ci saranno arrivate alla fama? Un’idea te la sei fatta… ora ce n’è una, per di più figlia d’arte, che ha dichiarato di essere stata violentata da un famoso produttore. Attrice e sesso da una parte, produttore e film dall’altra, se fossi l’avvocato del porco in questione (perchè sì, credi che sia un porco) sapresti come strutturare la sua linea difensiva. Poi scopri un esperimento psicologico degli anni ’60, in cui la stragrande maggioranza dei partecipanti infligge delle terribili scosse elettriche a degli altri volontari, semplicemente per obbedire all’autorità degli sperimentatori, senza curarsi né delle urla né degli svenimenti delle vittime. Era tutto finto, ma loro non lo sapevano. Pensi allora che la relativa assenza di ribellione degli ebrei durante l’olocausto e l’inspiegabile ferocia di centinaia di migliaia di soldati nazisti abbia una spiegazione in più: la forza dell’obbedienza a un potere che si giudica superiore. Ripensi anche all’attrice, che alla fine aveva vent’anni e davanti a sé il produttore più potente del mondo. Che poi ti è anche capitato: un’amica, una fidanzata, una parente, la statistica si sa è alta, te lo ha confessato lei di quella volta, che una violenza l’ha subita, una di quelle gravi, e che poi si sentiva in colpa, aveva paura del giudizio degli altri, un terrore che la paralizzava prima e dopo l’atto (ricordi il gatto), anche dopo mesi, anni, sentiva che era colpa sua (ricordi le scosse elettriche) e…

Eppure tutti quegli hashtag, quei #metoo, #nonunadimeno, #pussyriot, i triangolini rosa, arcobaleno, gli status su facebook, la depilazione come imposizione maschile… per carità, tu le donne le hai sempre rispettate, ma diciamolo: che due palle. Come se poi queste sciocchezze cambiassero qualcosa. Ok, queste non sono cose che puoi dire apertamente, ma dentro di te lo sai, ne sei sicuro: non sei un maschilista. Figurati che quando vedi quelle povere ragazze costrette a prostituirsi il tuo primo desiderio non è certo di farci sesso, anzi, se potessi le salveresti tutte. E ti capita spesso di dire, quando leggi di stupri e aggressioni, che tu reagiresti, andresti in aiuto della malcapitata – anche se c’era quell’altro esperimento del ‘64, ispirato all’omicidio di Kitty Genovese, una ragazza uccisa davanti a trenta testimoni, in cui si dimostra come in un gruppo le responsabilità si diluiscono fino a scomparire.

C’è una cosa che accomuna i tuoi atti eroici immaginari, pensi, ed è che per l’appunto sono i tuoi atti eroici. Perché non immagini la prostituta che si emancipa da sola, o la ragazza che prende a calci l’aggressore? Il fatto è che non rinunci volentieri al potere, e preferisci immaginare che la libertà altrui avvenga grazie alla tua forza, piuttosto che alla sua rinuncia – un po’ come nei film hollywoodiani, in cui i deboli di turno si salvano più frequentemente grazie all’intervento di un eroe (americano) che a una loro ribellione. Hai un dubbio: forse anche tu sei stupido come il gatto che attraversa la strada. Per carità, i tuoi genitori sono brave persone e ti hanno educato al rispetto delle donne, ma tutto sommato sei felice di essere nato maschio. C’è una lunga storia dietro di te, una storia che ti ha dato incolpevolmente potere, e al potere non si rinuncia facilmente.

Lo pensavi anche a proposito degli immigrati: non è colpa tua se laggiù ci sono le guerre, se i matrimoni tra bianchi e neri in America erano illegali fino poco più di cinquant’anni fa, se c’è stato il colonialismo, se le donne non potevano votare fino al ’47, o se hanno sterminato gli indiani d’America, gli Inca, i Maya eccetera. Non è colpa tua se donne, neri e altri disgraziati hanno subito tutto questo. Non lo è, in effetti, eppure pensi che sia un bene esser nato maschio, bianco, eterosessuale e occidentale. Ed è un bene che tu lo sia oggi e non in passato: zero senso di colpa ma ancora un po’ di vantaggi. E un po’ di potere, soprattutto. Ma tu non sei come gli altri, la forza non la usi per fare del male, anzi, nel tuo piccolo la usi per aiutare i deboli, anche al mendicante al bar glielo offri sempre il caffè, l’elemosina no però, che lo fa sentire inferiore.

Un dubbio però ti resta. Hai ereditato gran parte del tuo potere da passate ingiustizie, ma non sei così forte da salvare il mondo – e anche se lo fossi non sapresti come. Persino nel tuo piccolo sei confuso: fare o non fare l’elemosina? Mettere o no il like all’hastag #metoo? Aprire le portiere e offrire la cena alla tua ragazza o non farlo, come vorrebbe un’autentica parità di genere (però lei si arrabbia)? È terribilmente complesso, né puoi sentirti in colpa per non aver la forza di rinunciare a tutto quel che hai in favore di chi ha meno di te. Non sei un santo. Forse però un piccolo passo puoi farlo: rinunciare al tuo potere – questo sì, eroicamente – quando c’è chi prova a pareggiare i conti.


Francesco D’Isa  (Firenze, 1980), di formazione filosofo e artista visivo, dopo l’esordio con I. (Nottetempo, 2011), ha pubblicato romanzi come Anna (effequ 2014), Ultimo piano (Imprimatur 2015), La Stanza di Therese (Tunué, 2017) e saggi per Hoepli e Newton Compton. Direttore editoriale dell’Indiscreto, scrive e disegna per varie riviste.
In copertina: Scuola toscana, XIX-XX sec. : Ritratto di uomo (dettaglio). Courtesy Pananti.

22 comments on “Perché sei maschilista

  1. Martina

    Grazie Francesco per questo articolo, davvero. Il fatto che sia scritto da un uomo (bianco e per giunta italiano e non islandese ;) lo rende infinitamente prezioso. Speriamo che prima o poi, nel paese dove a contendersi il potere restano i Salvini, i Di Maio, i Berlusconi, i Renzi e una caterva di altri cazzoni (mi si scusi il termine, scelto naturalmente non a caso), si levino più voci come la sua.

  2. Francesco D'Isa

    Caro Lodovico,

    non ho pensato che la sua vicenda personale fosse un artificio retorico, e, mi creda, sono sinceramente dispiaciuto. Purtroppo non ho ben capito il suo intervento: quel che dicevo è che lei fa una statistica da un caso particolare (il suo) ma il fatto che esistano bianchi eterosessuali in condizioni di estrema miseria NON significa che i bianchi eterosessuali maschi NELL’INSIEME siano più poveri delle donne nere, ad esempio.

    Le faccio un altro esempio: su 100 maschi eterosessuali bianchi europei scelti a caso e 100 donne nere che vivono in una zona di guerra, dove crede che si troverà una maggioranza di casi di povertà estrema? Mi pare che la risposta sia piuttosto ovvia, e non potrà di certo sostenere che sia nel primo gruppo.

    Anche il link che mi ha indicato non fa che confermare perfettamente quel che le dico, al punto che ho addirittura il sospetto che ci siamo solo fraintesi: la maggior parte delle zone più violente di Chicago e delle altre città indicate sono abitate da fasce deboli, come neri, cinesi, immigrati ecc… è dunque ovvio che appartenere a queste fasce aumenta il rischio di fare una vita orrenda. Il che non significa, le ripeto, che non ci siano bianchi etero che fanno una vita orrenda: ce ne sono milioni – ma negli altri gruppi ce ne sono miliardi.

  3. Pietro

    Mi sono sentito debole quando non ho saputo fermare i richiami sessuali di chi mi stava vicino. Azioni che hanno cambiato la mia vita e per cui ho subito una violenza sottile. Non penso di aver ereditato privilegi. Penso che il mondo ha preso un certo assetto senza che sia tutto colpa è premeditazione dei maschi. Non è possibile: i maschi sono educati da madri. i

  4. Rolando

    Ci vuole coraggio nel rinunciare questo piccolo potere.
    Almeno quanto ce ne vuole nel tagliarsi i coglioni.

  5. Chi dice di non essere maschilista o persino di esserlo ma lo sta strenuamente combattendo, nove su dieci e se ha passato i trenta è per farsi dire tu sì e per tirare giù pezzi mainstream cavalcando il momento.
    Ma esiste il femminismo, quello sì, che deve riprendersi da millenni di gestione del potere maschile e non è facile, osserva il maschio e ci rimane di sasso, al di là ora del disprezzo ecc ecc, perché il maschio è talmente abituato al potere che dà per scontato tutto, persino morire se davvero ci crede.
    Certo il corpo fisico ha avuto un enorme peso nel dominare degli uomini, anche se piace a tutti il mito di Davide e Golia, esiste poi una certa natura femminile lontana galassie dalla classica belligeranza maschile, e sono certo che mi si dirà ehi, mica siamo nelle caverne, voi maschi pensate di risolvere tutto con la clava.
    Però una delle frasi della Argento è appunto “avrei dovuto dargli un calcio nelle palle” ma è subentrato a far da filtro una profonda insicurezza “introiettata” – virgoletto la parola che va ora tanto di moda -, un poco di furbizia, una spruzzata di senso di colpa, debolezza qb. Ciò non giustifica giustificare Weinstein, non più di Polansky, diciamo, a voler esser buoni col polacco, il punto non è quello.
    Il punto è se si vuole sostenere che la femmina sia destinata per sua natura alla fragilità mentre l’uomo, bestia, non ha questo problema, ed è proprio qui che casca il mainstream a difesa della Argento: è paradossalmente paternalista e dipinge la donna come una che deve essere protetta.
    Mentre il maschio sa una cosa: le cose te le prendi, o cadi difendendole se è il caso, ma credo che anche un sacco di donne già lo sappiano, soprattutto quelle che storcono la bocca con la Argento – tipo la Lucarelli, la Valeri o la Aspesi, toh – e che, naturalmente, vengono accusate di avere maschilismo introiettato.

    • Mi scuso per gli errori tipo “giustifica giustificare”, purtroppo ho postato mentre lo facevo su FB e ok, è venuto così, non modificabile, da quel che vedo.

  6. Lodovico Conrado

    Quanta supponenza! Un calderone di stereotipi, qualche riferimento a studi sociologici vecchi di cinquant’anni, la seconda persona singolare come nei testi motivazionali… E il caro vecchio gaslighting che vuole indurre ogni maschio bianco eterosessuale occidentale a considerarsi un privilegiato. Che importa se siamo precari, disoccupati, tossicodipendenti, depressi, pezzenti o obesi? Siamo comunque dei maschilisti oppressori!

    L’autore ha voglia di firmarsi, o si nasconde dietro un nom de plume?

    • Giovanni De Feo

      Basta leggerlo sull’articolo. Ma probabilmente ciò richiedeva troppo sforzo intellettuale.

    • Francesco D'Isa

      Caro Lodovico,

      gli studi sono vecchi, e in effetti hanno subito evoluzioni; il testo non è un saggio di psicologia ma gli effetti cui allude trovano molte conferme anche in studi contemporanei, che ora, mi perdoni, non ho il tempo di segnalarle. La scelta ha come motivo lo stesso della seconda persona: “imitare” un pensiero abbastanza semplice (da qui anche gli stereotipi) per portarlo, all’interno del suo medesimo linguaggio, alla contraddizione. È un invito alla complessità attraverso la semplicità.

      Molti maschi bianchi eterosessuali occidentali hanno gravissimi problemi, in alcuni casi anche più di qualunque donna o abitante del terzo mondo. Ma la statistica converrà è impietosa: è molto più probabile che una donna di cittadinanza siriana stia peggio di un bianco dalla cittadinanza tedesca, per dire. Si tratta di un “maschilismo”, anche se il termine è metaforico, ereditato, in cui non ci si può dare delle colpe. Non è a causa di un occidentale bianco maschio contemporaneo se alcuni antenati e meccanismi di cui non ha controllo sfruttano altri gruppi sociali più deboli del suo. Resta che lo stile di vita del 99% di noi maschi occidentali bianchi, me compreso, è fondato sullo sfruttamento altrui.

      Ovviamente il testo non vuole offendere chi tra i maschi etero bianchi sta male o peggio di altri: è l’opposto, un invito alla tolleranza nei confronti degli ALTRI che stanno male. Ma purtroppo quando il malessere è crescente la guerra tra poveri è una triste prassi.

      Francesco D’Isa è il mio nome anagrafico e come tutti gli articoli è segnalato all’inizio del testo.
      Buona serata, Francesco.

      • Lodovico Conrado

        “Ma la statistica converrà è impietosa: è molto più probabile che una donna di cittadinanza siriana stia peggio di un bianco dalla cittadinanza tedesca, per dire. ”

        Certo, ma qui siamo alla statistica del pollo: sia detto per inciso, io adoro le statistiche. Amo leggere anche statistiche sul calcio, e a me il calcio fa cagare.

        “Ovviamente il testo non vuole offendere chi tra i maschi etero bianchi sta male o peggio di altri: è l’opposto, un invito alla tolleranza nei confronti degli ALTRI che stanno male. Ma purtroppo quando il malessere è crescente la guerra tra poveri è una triste prassi.”
        Se non si vuole fomentare la guerra tra i poveri, sarebbe opportuno rinunciare alle statistiche del pollo. Allo stesso modo, la retorica del “lo stile di vita del 99% di noi maschi occidentali bianchi, me compreso, è fondato sullo sfruttamento altrui.” è così parziale da essere errata.
        Chi è lo sfruttato, chi è lo sfruttatore? Rihanna, milionaria barbadiana non ancora trentenne, o mio padre, morto d’infarto prima dei 60 anni, “casualmente” una settimana dopo che il suo datore di lavoro, dopo 39 anni di onorato servizio, l’ha denunciato?
        Se non vogliamo fomentare la guerra tra poveri, bisognerebbe evitare di appiattire i vari gradi di responsabilità e/o colpevolezza ad un qualunquista “il 99% dei maschi bianchi occidentali etero sono cattivelli”. Io e Bill Clinton siamo sfruttatori allo stesso modo, abbiamo le stesse colpe? Anzi, sono peggio io, visto che non finanzio nemmeno progetti di sviluppo nel sud del mondo.

        Personalmente credo che ci sia una sola alternativa alla guerra tra poveri (di spirito).
        “Purtroppamente”, evidenziare il fatto che tante “povere attricette indifese e sfruttate” sguazzano egregiamente nel fangoso oceano del fasciocapitalmachismo viene confuso per “Victim blaming”.

        IO non ho molestato Asia Argento, o Angelina Jolie, o chiunque altro, ma IO non ho deciso di sfruttare il mio cognome per sfondare in una carriera cinematografica a colpi di scene di nudo e reificazione del corpo femminile. Sono state trattate come oggetti, ma che cos’hanno fatto concretamente per sottrarsi ad una Weltanschauung che le tratta come oggetti? Hanno forse contestato, con la parola o le azioni, il maschilismo imperante, o ci hanno sguazzato dentro, come rane in un pozzo, fin quando ha fatto loro comodo?
        La nonna ha avvertito più volte Cappuccetto Rosso di non passare da Wall Street, chè di là ci stanno i lupi: ma Cappuccetto Rosso se ne fotte, perchè nonostante i suoi sedici anni è assertiva ed emancipata, e a Wall Street ci va lo stesso. Ed ecco che Cappuccetto Rosso diventa Pierino, e si accorge che il Re Lupo è nudo: “Al lupo, al lupo!” – E grazie al cazzo, te l’avevo detto io!

        • Michele Borgia

          Vabbè,
          con tutto il tuo Weltanschauung,
          alla fine non riesci ad andare oltre il più banale e stereotipico “se l’è cercata”…

          • Lodovico Conrado

            Ciao Michele, mi inchino alla tua risposta esauriente e ricca di argomenti, un’abbondante riga e mezza che risponde nel merito a tutte le mie argomentazioni! Chissà quanto ti sei sforzato.

        • Francesco D'Isa

          Caro Lodovico, mi dispiace molto per il suo lutto, e capisco che lei sia molto coinvolto nella cosa. Le ripeto che l’articolo non parla di casi particolari, né tantomeno intende offendere chi ha sofferto, quale che sia il suo sesso o provenienza.
          Purtroppo il coinvolgimento la porta a un errore: credere che un caso particolare (il suo) sia la regola generale. Questa è appunto una “statistica del pollo”, mentre quella che le citavo è difficilmente negabile.
          È come chiedersi: è più probabile prendersi un colpo di pistola in un paese in guerra o in uno in pace? Che capiti anche in uno stato pacifico non inficia la probabilità, direi piuttosto ovvia. Un caro saluto.

          • Riccardo D'Attilio

            Francesco D’Isa, il suo ragionamento si potrebbe capovolgere (in base all’ultima risposta da lei data); non può prendere il caso specifico della Argento per descrivere una realtà.
            In particolare (secondo me) la denuncia della Argento 20 anni dopo l’evento va a rinforzare la mentalità “maschilista” fondata sul predominio e sul mito della vittoria, perché ha denunciato il suo molestatore quando ormai era in un momento di declino professionale. Ciò fa pensare che se il regista fosse rimasto di successo, la denuncia non sarebbe pervenuta.
            Secondo, per me il femminismo è solo un vezzeggiativo di maschilismo, perché come ha giustamente ricordato Ludovico, serve essenzialmente per operazioni di facciata.
            Qui a Bologna la giunta Merola è formata al 60% da donne, ma questo non le impedisce di sgomberare i centri sociali e dare via i parchi per costruire centri commerciali.
            Senza contare che (sempre riprendendo Ludovico) le morti sul lavoro restano in prevalenza maschili (come i lavori più usuranti)

          • Francesco D'Isa

            Caro Riccardo, l’articolo, almeno nelle intenzioni, non usa un caso specifico per farne una regola, ma un punto di partenza. Molti casi che dice mi trovano d’accordo, esiste una discriminazione anche maschile, ed essere femministe non vuol dire essere politiche competenti, sono due insiemi diversi che solo a volte si sovrappongono. È anche vero che spesso il femminismo viene usato strumentalmente. È, ripeto, una questione statistica che i singoli casi particolari non inficiano, anche se sono più disponibili. Le ingiustizie nei confronti delle donne e di altri gruppi sociali deboli sono un fatto da considerare globalmente e non localmente. È globalmente la maggioranza è schiacciante.

            Non mi esprimo sull’attrice in particolare perché non ho abbastanza elementi, la invito comunque a considerare che la psicologia di chi subisce violenze sessuali segue regole poco intuitive che spesso impediscono la fuga e la denuncia. Ma, ripeto, non posso esprimermi su un caso di cui conosco così poco, lo faranno spero dei giudici competenti. Trovo comunque incredibile che una donna che denuncia uno stupro debba essere attaccata: se proprio uno pensa che se lo sia inventato, visto che non è il giudice che indaga sul caso, perlomeno che taccia. La logica del “se l’è cercata” non ha senso per lo stesso motivo. Senza contare che non si applica mai se fosse nostra sorella, moglie, madre, chissà perché. Grazie per la lettura e buona giornata!

          • Lodovico Conrado

            Attenzione: il fatto che io abbia nominato mio padre non era un tentativo di farmi compiangere, o di prendere un caso particolare e assurgerlo a paradigma. Ho semplicemente scelto un caso concreto invece di un generico ed astratto “Mario Rossi”. Non capisco dove stia “la statistica del pollo” nel citare un caso concreto, e non capisco cosa sia “difficilmente negabile” di ciò che ha detto. Di preciso, cosa è “difficilmente negabile” delle Sue affermazioni?
            Se vogliamo evitare le statistiche del pollo, chiediamoci
            Quante sono le Rihanna?
            Quanti sono i Mario Rossi?

            Francamente non capisco la questione del “colpo di pistola in un paese in guerra o in pace”. Tutti i paesi del pianeta hanno una classe di sfruttati e una classe di sfruttatori, tanto quelle in guerra, come quelle nominalmente “in pace”.

            Se diamo un’occhiata a quest’articolo (ma ce ne sono altri, se uno vuole cercarli) https://www.nytimes.com/interactive/2015/04/29/health/life-expectancy-nyc-chi-atl-richmond.html

            Vediamo che nella stessa città (Chicago) ci sono quartieri che hanno un’aspettativa di vita pari a quella cambogiana, e altri con aspettativa di vita pari a quella lussemburghese. Oltre un decennio di differenza, a qualche chilometro di distanza. Sono anche queste statistiche del pollo? Forse un quartiere è in guerra, e l’altro no?

    • Claudia

      Amico mio, pensa se tu fossi precario, disoccupato, tossicodipendente, depresso, pezzente e obeso e in più donna (o immigrato o, nero o omosessuale etc). Insomma, bianco maschio eterosessuale sarai il primo anche tra gli ultimi, questo è il privilegio.

      • Non credo proprio.

        • Lodovico Conrado

          Ma primo tra gli ultimi di che cosa? Tu c’eri quando mi hanno sputato in faccia, quando mi hanno preso a bastonate, quando mi hanno dato i calci in culo e quando mi hanno truffato? Ma di cosa parli? Mah

          • Francesco D'Isa

            Caro Lodovico,

            non ho pensato che la sua vicenda personale fosse un artificio retorico, e, mi creda, sono sinceramente dispiaciuto. Purtroppo non ho ben capito il suo intervento: quel che dicevo è che lei fa una statistica da un caso particolare (il suo) ma il fatto che esistano bianchi eterosessuali in condizioni di estrema miseria NON significa che i bianchi eterosessuali maschi NELL’INSIEME siano più poveri delle donne nere, ad esempio.

            Le faccio un altro esempio: su 100 maschi eterosessuali bianchi europei scelti a caso e 100 donne nere che vivono in una zona di guerra, dove crede che si troverà una maggioranza di casi di povertà estrema? Mi pare che la risposta sia piuttosto ovvia, e non potrà di certo sostenere che sia nel primo gruppo.

            Anche il link che mi ha indicato non fa che confermare perfettamente quel che le dico, al punto che ho addirittura il sospetto che ci siamo solo fraintesi: la maggior parte delle zone più violente di Chicago e delle altre città indicate sono abitate da fasce deboli, come neri, cinesi, immigrati ecc… è dunque ovvio che appartenere a queste fasce aumenta il rischio di fare una vita orrenda. Il che non significa, le ripeto, che non ci siano bianchi etero che fanno una vita orrenda: ce ne sono milioni – ma negli altri gruppi ce ne sono miliardi.

  7. Complimenti: autoironico e profondo insieme!

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