Le teorie della cospirazione su un potere occulto in cerca del dominio globale hanno un posto di rilievo nell’immaginario moderno. Mike Jay esplora gli albori di questa idea attraverso gli scritti di John Robison, uno scienziato scozzese che sosteneva che la rivoluzione francese fosse opera di una cella massonica segreta, nota come Illuminati.
(Questo testo è la traduzione italiana di un articolo precedentemente uscito su The Public Domain Review sotto licenza Creative Commons)
di Mike Jay
All’inizio del 1797, John Robison è un uomo con una solida reputazione nell’establishment scientifico britannico. Era professore di filosofia naturale all’Università di Edimburgo da oltre vent’anni, un’autorità nel settore della matematica e dell’ottica; di recente era stato nominato collaboratore scientifico in occasione della terza edizione dell’Enciclopedia Britannica, alla quale avrebbe contribuito con oltre mille pagine. Eppure, alla fine dell’anno, la sua reputazione professionale viene oscurata da un libro clamoroso, le cui vendite superano notevolmente quelle di quanto aveva scritto in precedenza, e la cui onda d’urto avrebbe continuato a riverberare molto più del suo lavoro come scienziato. Il titolo è Prove di una cospirazione contro tutte le Religioni e i Governi d’Europa, e propone al pubblico anglofono la teoria di una vasta cospirazione, concepita da una cella massonica segreta nota come “Illuminati”, che utilizza le istituzioni del mondo civilizzato come strumenti per un piano segreto e senza Dio: una tirannia delle masse sotto l’invisibile controllo di poteri superiori, una nuova era di “tenebre sul mondo”.
La prima edizione di Proofs of a Conspiracy si esaurisce in pochi giorni, e nel giro di un anno viene ripubblicata molte volte, non solo a Edimburgo ma anche a Londra, Dublino e New York. Robison tocca un nervo scoperto, offrendo una risposta alle grandi domande del momento: che cosa ha causato la Rivoluzione Francese, e cosa ha guidato il suo sanguinoso e tumultuoso progresso? Egli, a Edimburgo, aveva seguito con orrore, insieme a milioni di altri, i resoconti di una Francia che smembra la propria monarchia, espropria la chiesa e trasforma brutalmente la popolazione nella forza più combattiva e spietata che l’Europa avesse mai visto – e che adesso, sotto la stella nascente del giovane generale Napoleone Bonaparte, tenta di esportare la carneficina e la distruzione nelle monarchie circostanti, Gran Bretagna inclusa. Robison crede di essere l’unico ad aver identificato la mano nascosta dietro l’esplosione apparentemente insensata del terrore e della guerra che sembra consumare il mondo.

In molti collocano le radici della rivoluzione nelle idee di autori illuministi come Voltaire, Diderot e Condorcet, che esaltano la forza della ragione e del progresso sull’autorità e la tradizione; ma nessuno di questi filosofi, per lo più aristocratici, ha sostenuto una rivoluzione delle masse, e molti di loro sono morti sulla ghigliottina. Nei primi anni ‘90 del 1700 era possibile credere che gli avvocati e giornalisti assetati di potere del Club Giacobino avessero plagiato la folla parigina per perseguire i propri interessi, ma nel 1794 Danton, Robespierre e il resto dei dirigenti giacobini seguono le loro vittime sulla ghigliottina: come sarebbero potuti essere i burattinai, se anche le loro corde sono state tagliate? Quel che Robison propone nelle pagine minuziosamente documentate di Proofs of a Conspiracy è che tutti questi agenti della rivoluzione erano pedine in un gioco molto più grande, con ambizioni che cominciavano a palesarsi solo parzialmente.
La Rivoluzione Francese, come tutti i convulsi eventi che l’hanno preceduta e seguita, era piena di cospirazioni, alimentate dalla velocità degli eventi, dal panico di coloro che vi erano coinvolti e dalle limitate informazioni a disposizione man mano che si svolgevano i fatti. In Gran Bretagna, nemici della rivoluzione come Edmund Burke hanno affermato fin dall’inizio che “in diversi paesi si formano già confederazioni e corrispondenze di natura straordinaria”, e nel 1797 i più credevano – e a ragione – che le società segrete irlandesi stessero complottando con Napoleone per rovesciare il governo britannico e invadere la terraferma. Il potere della rivelazione di Robison è che identifica il caos delle cospirazioni in un unico protagonista, un’unica ideologia e una sola trama generale, cristallizzando il marasma in una lotta epica tra bene e male, il cui esito avrebbe definito il futuro della politica mondiale.
La cospirazione di Robison ha bisogno di un capo imponente, un ruolo per il quale Adam Weishaupt, fondatore dell’Ordine bavarese degli Illuminati, sembra poco adatto. Ossessivo e maniaco del controllo, Weishaupt ha fin da subito serie difficoltà ad attrarre dei membri nella sua società segreta, una setta dove ci si aspetta che si adotti pseudonimi mistici scelti da lui, che si salti attraverso i cerchi di rigidi gradi iniziatici – Novice e Minerval, Illuminatus Minor e Major, Dirigens e Magus – e si assumano dei ruoli da sottoposti nella sua grandiosa ma confusa crociata per il dominio del mondo. Dopo il 1784, quando l’Ordine fu scoperto e bandito dall’Elettore bavarese e Weishaupt si esilia a Gotha, nella Germania centrale, sembra che l’uomo avesse ottenuto poco più che la stesura di una serie di memorie cupe e auto-giustificanti delle proprie disavventure.
Eppure nella parabola degli Illuminati ci sono molti elementi che offrono, almeno a Robison, la visione di uno schema molto più vasto e sinistro. Il senso messianico di Weishaupt per la propria missione e le stravaganti strutture dell’Ordine fanno pensare a un’organizzazione molto più ampia di quella che era stata scoperta, e la sua soppressione genera un furore decisamente sproporzionato rispetto al pericolo che rappresentava. Era un parafulmine per le ansie della chiesa e della monarchia su tematiche come quelle della ragione e del progresso, coltivate in tutta Europa da una fiduciosa avanguardia di filosofi e scienziati. Il furore verso gli Illuminati genera centinaia di romanzetti, polemiche, articoli di scandalo; tutti in gara per forgiare le più gravi accuse di infamia. Sono queste le fonti che Robison ha studiato con attenzione, in cerca di aneddoti e accuse per costruire le prove della cospirazione. All’osservatore spassionato, Weishaupt e i suoi Illuminati potrebbero offrire una metafora eloquente delle forze che stavano riconfigurando l’Europa, ma per Robison sono, letteralmente, la causa: il centro, finora invisibile, della rete di eventi che stavano consumando il mondo.
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Robison può essere stato un osservatore a distanza dello scandalo sugli Illuminati, ma non certo un osservatore spassionato. Nonostante le Proofs of a Conspiracy siano accolte con sorpresa (e nella maggior parte dei casi imbarazzo) dai suoi amici e colleghi scienziati, ci sono molti motivi per cui egli presenta gli Illuminati in questa forma. La sua scoperta risolve sospetti e conflitti di lunga data nella sua vita, privata come professionale, soprattutto rispetto alle sue curiose vicende con la massoneria.
Nel 1797 il carattere di Robison subisce una grave trasformazione, che lo allontana dal temperamento allegro e conviviale della giovinezza. Nel 1785, infatti, inizia a soffrire di una misteriosa malattia, uno spasmo e doloroso all’inguine che sembra nascere da sotto i testicoli, ma la sua precisa origine sfugge ai migliori medici di Edimburgo come a quelli di Londra. Perseguitato dal dolore e spesso costretto a letto, alla fine degli anni ‘90 Robison diventa una figura isolata e ritirata; usa frequentemente l’oppio, uno stato che secondo alcuni dei suoi conoscenti lo rende soggetto a malinconia, confusione e paranoia. Mentre le crisi successive alla Rivoluzione francese colpiscono la Gran Bretagna, il panico è particolarmente intenso in Scozia, dove ministri e giudici parlano continuamente di editorialisti nascosti e di cellule giacobine segrete. Tormentato, sotto l’effetto di pesanti farmaci e assalito da terrificanti notizie provenienti dal mondo esterno, Robison comincia a maneggiare molti fili oscuri con cui tessere la sua storia.

La politica aveva proiettato la sua lunga ombra lungo tutta la sua vita professionale. Le scienze fisiche sono alle prese con un’altra rivoluzione francese, guidata da Antoine Lavoisier. Nel corso degli anni ‘80 del 1780 Lavoisier sconvolge la chimica del secolo precedente con la scoperta dell’ossigeno, da cui sviluppa le nuove teorie della combustione e inizia il processo di riduzione di tutte le sostanze materiali a una tavola periodica di elementi. La rivoluzione di Lavoisier divide la chimica britannica: alcuni riconoscono che i suoi brillanti esperimenti tecnici trasformano la scienza della materia, ma per altri la nuova terminologia è come il sistema metrico francese e l’Anno Zero della rivoluzione, un tentativo arrogante di cancellare la sapienza accumulata nei secoli e di eliminare il ruolo di Dio. L’antico sistema chimico, con le sue misteriose forme di energia, le sue essenze e i suoi principi, ben si adattava all’idea di forza vitale e di respiro divino; ma nel nuovo, freddo mondo di Lavoisier, la materia è ridotta a blocchi inerti, manipolati dalle forze misurabili della pressione e della temperatura.
Robison non accetta mai le teorie francesi, e nel 1797 inserisce la nuova chimica nella cospirazione degli Illuminati. Per lui, Lavoisier – insieme al più famoso chimico sperimentale britannico, il ministro dissidente Joseph Priestley – è un maestro Illuminato, che lavora in concerto con logge massoniche per diffondere la dottrina del materialismo alla base del nuovo ordine ateo mondiale. I famosi saloni di Madame Lavoisier, in cui si incontrano i principali filosofi continentali, sono definiti da Robison come luoghi di riti sacrileghi, dove la padrona di casa, vestita con gli abiti cerimoniali di una sacerdotessa occulta, brucia ritualmente i testi dell’antica chimica. Per quanto questa immagine possa sembrare implausibile, si tratta di un tassello delle prove che Robison assembla nel suo libro – per esempio, dall’anonimo opuscolo tedesco che sostiene che, presso i saloni del grande filosofo Baron d’Holbach, i cervelli di bambini acquistati da genitori poveri vengono sezionati nel tentativo di isolare la loro forza vitale.

Gli Illuminati si sono infiltrati nella vita professionale di Robison, ma il suo legame con la loro cospirazione avviene attraverso la stessa massoneria. Egli era stato membro del Rito Scozzese per decenni, senza mai considerare le logge più che “un pretesto per passare un’ora o due in una confortevole rocca di convivialità, non del tutto priva di qualche scopo”; ma la sua carriera lo porta spesso all’estero, dove viene sconvolto nello scoprire che non tutti gli ordini massonici sono altrettanto innocenti. Nel 1770 trascorre un anno presso la corte di Caterina a San Pietroburgo, imparando il russo e tenendo lezioni di navigazione; durante i suoi viaggi incontra altri massoni e visita le logge di Francia, Belgio, Germania e Russia. Quel che vede lo sconvolge: rispetto al rito scozzese, le logge continentali sono “scuole di irreligione e licenziosità”. I loro membri gli sembrano consumati dallo “zelo e dal fanatismo”, le loro opinioni religiose “molto disturbate dai capricci mistici di J. Behmen [Jacob Boehme] e Swedenborg – dalle dottrine fanatiche e disoneste dei moderni rosacrociani – da Maghi – Mesmeristi – Esorcisti, ecc.”. Ora, trent’anni dopo, ricordando l’occultismo e il libero pensiero a cui era stato brevemente ma imperdonabilmente esposto, non ha dubbi sulla causa della distruzione che ha inghiottito il Continente.
Anche se Proofs of a Conspiracy diventa un bestseller, la cospirazione degli Illuminati non attecchisce nell’immaginario della classe politica britannica come nell’Europa continentale. Una volta superata la crisi della rivoluzione francese, alcune voci conservatrici attribuiscono l’esito al senso comune superiore britannico, ma in verità la Gran Bretagna dell’epoca ha minacce e cospirazioni più serie da affrontare. I Diritti dell’ Uomo di Tom Paine, un’opera molto più incendiaria e radicalizzante di qualsiasi “testo segreto” degli Illuminati bavaresi, vendono oltre duecentomila copie della sua edizione economica, un numero che supera di gran lunga quello che fino a quel momento era considerato l’intero pubblico di chi acquista libri. Con la flotta britannica sconvolta da ammutinamenti e il governo che lotta per contenere le proteste di massa e i disordini, non sorprende affatto che gli interventi di una loggia bavarese sciolta da tempo non siano una preoccupazione pressante.

Il libro di Robison, tuttavia, ha un impatto profondo e duraturo negli Stati Uniti d’America. Qui, le forze della rivoluzione e della reazione che hanno travolto l’Europa giocano in una forma che minaccia di dividere i padri fondatori e distruggere la nascente Costituzione. Mentre individui del calibro di Thomas Jefferson si vedono come cugini di una repubblica francese liberatasi dalle grinfie della monarchia, con cui commerciano oltre i blocchi navali britannici, altri padri fondatori, come Alexander Hamilton, il cui partito federalista ambisce a uno stato forte e orientato a proteggere gli interessi dei cittadini più ricchi, temono l’infiltrazione degli ideali radicali della rivoluzione francese. In un contesto politico bollente, in cui vengono lanciate da entrambe le parti accuse di tradimento, le prove di una cospirazione sono colte con entusiasmo dai federalisti, a prova del piano segreto che si nasconde dietro gli slogan della democrazia, l’abolizione della schiavitù e i diritti dell’uomo. Le parole di Robison sono ripetute all’infinito nei pulpiti e negli opuscoli del New England nel 1798 e nel 1799, e Jefferson viene pubblicamente accusato di essere membro dell’Ordine di Weishaupt.
Ma tali accuse non sono mai state giustificate; la “Paura degli Illuminati” scompare quando i federalisti perdono il potere per non recuperarlo più. Eppure l’episodio ha toccato un nervo profondo della mentalità politica americana, e si intreccia in successive ondate di panico e paranoia. Le idee di Robison continuano a essere riscoperte e reinventate e a influenzare in modo curioso la politica moderna. La decana della moderna teoria della cospirazione, Nesta Webster, fa propria tutta la teoria ma poi si convince che gli stessi Illuminati siano una cortina fumogena: i veri cospiratori sono parte del “pericolo ebraico” la cui missione era accuratamente esposta nei “Protocolli degli Anziani di Sion”. Anche se la Webster si è poi emarginata unendosi alla British Union of Fascists, il suo sostegno al tempo era più ampio, e ha anche guadagnato degli apprezzamenti negli articoli di giornale di Winston Churchill. “La cospirazione contro la civiltà risale ai tempi di Weishaupt”, scrive Churchill per l’Araldo domenicale nel 1920; “come ha ben dimostrato una storica moderna, la signora Webster, egli ha svolto un ruolo riconoscibile nella rivoluzione francese”. Molti appartenenti alla destra isolazionista continuano a credere alla teoria di Robison ancora oggi: la linea ufficiale della John Birch Society, per esempio, rimane che gli Illuminati di Weishaupt “erano gli antenati del movimento comunista e il modello per i moderni movimenti cospiratori eversivi”.

Dopo la morte di Robison a seguito di un’ultimo peggioramento della malattia nel 1805, il suo collega di Edimburgo, il pioniere e geologo John Playfair, scrive un memoriale che si concentra sui suoi successi scientifici, ma non riesce a evitare di menzionare l’opera per la quale è più ricordato. “L’allarme suscitato dalla rivoluzione francese”, suggerisce con tatto Playfair, “ha prodotto in Robison un certo grado di credulità che non gli era naturale”. Si tratta di una credulità, sottolinea, che è stata condivisa dai molti che non potevano credere che la rivoluzione fosse un vero e proprio movimento di massa che reagiva all’oppressione di un regime tirannico; si sono aggrappati alla convinzione che doveva essere orchestrata da una piccola cellula di fanatici, e che la mancanza di prove per una cospirazione era essa stessa una prova per l’astuzia dei cospiratori nel nascondere le loro operazioni.
L’analisi di Playfair è significativa, e può essere applicata anche a molti altri che in seguito sono stati persuasi delle teorie di Robison, e che continuano a crederci ancora oggi. Ma se lo shock del mondo moderno che scoppia sotto i propri occhi ha sbilanciato il giudizio di Robison, questo gli ha dato una prospettiva vivida e persino visionaria sui nuovi pericoli che potevano derivare da una politica priva di chiesa e monarchia, nelle mani del popolo. Formatasi nello stesso crogiolo di ogni moderna ideologia politica, dal conservatorismo al nichilismo, dall’anarchia alla dittatura militare, la cospirazione degli Illuminati è diventata un mito moderno: non solo nel senso che la sua base fattuale è confutata da ogni controllo storico, ma come una narrativa mutevole, capace di adattare il proprio significato a nuovi e imprevisti scenari. A partire dagli anni Settanta, viene dileggiata come una follia barocca del pensiero conservatore da personalità della controcultura, da Robert Anton Wilson in poi, ma questo ha solo aumentato la sua fama: Angeli e Demoni di Dan Brown dimostra che i lettori di oggi sono ancora interessati alla versione falsa della storia di Robison. Nella cultura popolare e nella religione antica, nella satira e nella politica nazionalista, la cospirazione degli Illuminati risuona ancora con il suo avvertimento: la luce della ragione ha le sue ombre, e anche la democrazia più illuminata può essere manipolata da mani occulte.
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